Il Governo ha deciso di stanziare 190 milioni di euro per cercare di uniformare premi, incentivi e bonus che in passato sono stati distribuiti in modo molto diverso da un ministero all’altro.
Nel mondo della scuola, questa decisione si traduce in un aumento medio di 169 euro lordi al mese per ciascun dipendente, da intendersi come parte del salario accessorio e non come un incremento “a pioggia” sullo stipendio base. È una cifra importante, ma è bene capire come e a chi verrà realmente riconosciuta.
Perché questo aumento?
La disparità tra ministeri è storica. Mentre alcuni, come le Agenzie fiscali, garantiscono premi accessori di un certo livello – si parla di una media annua di oltre 6.700 euro – altri, come il Ministero dell’Istruzione, rimangono indietro. L’obiettivo di questo stanziamento è proprio quello di colmare questo divario, rendendo il trattamento economico più equo per chi lavora nel pubblico impiego.
Secondo i dati dell’INPS aggiornati al 2024, il personale della scuola rappresenta circa il 25% del totale dei dipendenti pubblici, con oltre un milione di lavoratori tra docenti, ATA e dirigenti scolastici. La questione retributiva ha un impatto diretto non solo sul benessere economico, ma anche sulla qualità del servizio scolastico offerto.
A chi andranno questi 169 euro?
Questi soldi non saranno distribuiti in modo automatico a tutti i docenti, ATA o dirigenti. Essendo parte del salario accessorio, l’aumento sarà legato a criteri ben precisi: incarichi extra, responsabilità particolari, partecipazione a progetti specifici. Questo significa che chi svolge compiti aggiuntivi o lavora in contesti particolari potrà beneficiare di questi aumenti.
La gestione di queste risorse è disciplinata dall’articolo 40 del CCNL 2019-2021 per il personale della scuola, che regola il salario accessorio e la sua distribuzione tramite contrattazione integrativa a livello di singola istituzione scolastica.
Come stanno le cose negli altri ministeri?
Per dare un’idea più chiara, è utile vedere come sono distribuiti gli aumenti negli altri ministeri. Per esempio, al Ministero della Giustizia potrebbero spettare fino a 480 euro lordi al mese in più, mentre al Ministero della Salute si parla di soli 3 euro.
Il Ministero dell’Istruzione, con i suoi 169 euro, si colloca quindi nella media, ma rimane ancora indietro rispetto ad altri dicasteri che percepiscono premi più consistenti.
Il quadro normativo di riferimento
Oltre al CCNL, è importante ricordare anche la legge n. 146/1990 che ha istituito la contrattazione collettiva nel pubblico impiego, e la recente legge 4/2019, che ha introdotto nuove norme per la valorizzazione del personale pubblico, compreso quello scolastico.
Questi riferimenti normativi garantiscono che la distribuzione del salario accessorio debba avvenire in modo trasparente, meritocratico e conforme alle esigenze delle singole scuole, evitando disparità ingiustificate.
Cosa significa per il futuro della scuola?
Questo intervento rappresenta un segnale positivo: dimostra che il tema del riconoscimento economico del personale scolastico sta tornando all’attenzione delle istituzioni. È importante però ricordare che questo aumento si aggiunge già a un altro incremento contrattuale del 6% previsto dal rinnovo del contratto 2022-2024.
Il vero banco di prova sarà quindi la contrattazione sindacale, che dovrà garantire trasparenza e giustizia nella distribuzione di questi fondi. Solo così sarà possibile valorizzare il lavoro quotidiano di docenti, personale ATA e dirigenti, riconoscendo la complessità e l’importanza del loro ruolo.
Un’occasione da non sprecare
In conclusione, i 169 euro lordi mensili di aumento per il personale scolastico sono un passo avanti, ma non devono farci dimenticare le sfide più grandi ancora da affrontare: dal riconoscimento del lavoro sommerso dei docenti, alla valorizzazione del personale ATA, fino a un sistema retributivo che sia davvero equo e sostenibile.
L’auspicio è che questo stanziamento sia solo l’inizio di un percorso più ampio, che porti a una scuola valorizzata e ben retribuita, capace di attrarre e mantenere i migliori professionisti per il futuro delle nuove generazioni.
Le Norme:
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2019-2021 – Comparto Istruzione e Ricerca
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Articoli chiave: art. 40 (salario accessorio)
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Definisce le modalità di erogazione del salario accessorio e la contrattazione integrativa a livello di istituzione scolastica.
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Stabilisce che il salario accessorio è legato a incarichi, funzioni aggiuntive, premi per progetti e attività specifiche.
Legge 146/1990 – Norme sul lavoro pubblico
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Ha introdotto la contrattazione collettiva nel pubblico impiego, ponendo le basi per il riconoscimento delle relazioni sindacali nel settore pubblico.
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Garantisce diritti sindacali e stabilisce criteri per le retribuzioni e le condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici.
Legge 4/2019 – Valorizzazione del personale pubblico
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Introduce misure per la valorizzazione del personale della Pubblica Amministrazione, incluse le scuole.
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Promuove criteri meritocratici per l’assegnazione di incarichi e premi.
Decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1974, n. 417
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Disciplina i rapporti di lavoro del personale della scuola e le modalità di organizzazione del lavoro, inclusi gli obblighi di presenza e le attività funzionali all’insegnamento.
Nota Ministeriale Prot. n. 1972 del 30 giugno 1980
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Chiarisce che non è possibile imporre la presenza a scuola al personale docente in assenza di attività programmate o reali esigenze.
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Ribadisce che l’attività principale resta l’insegnamento agli studenti.
Sentenza Consiglio di Stato n. 173/1987
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Conferma che non è legittimo imporre la presenza obbligatoria del personale scolastico senza attività programmate e pianificate.
Stanziamento governativo 2025 – Fondo da 190 milioni di euro
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Destinato a ridurre le disparità nel salario accessorio tra ministeri.
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Nel settore scuola prevede un aumento medio di 169 euro lordi mensili come salario accessorio.
CCNL 2022-2024
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Prevede un aumento contrattuale del 6% sugli stipendi base, in aggiunta alle misure di salario accessorio.
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