Un padre fa irruzione per affrontare la maestra del figlio: due collaboratori feriti, un’insegnante rischia di cadere dalle scale. I docenti scrivono al Ministro: “Ora basta, servono tutele concrete”

Un nuovo episodio di violenza nelle scuole italiane riaccende l’allarme sulla sicurezza del personale scolastico. È accaduto a Palermo, all’interno di un istituto comprensivo, dove un genitore ha fatto irruzione nei locali scolastici per affrontare un’insegnante, accusata di aver rimproverato il figlio. Il confronto si è trasformato rapidamente in un’aggressione: due collaboratori scolastici sono stati colpiti nel tentativo di contenere l’uomo e hanno riportato ferite, mentre un’insegnante è stata spinta ed ha rischiato di cadere dalle scale.

Profondamente scossi, gli insegnanti dell’istituto hanno deciso di reagire, affidando le loro parole a una lettera aperta rivolta al Ministro dell’Istruzione e del Merito, ai sindacati e alle istituzioni.
«Non possiamo più tollerare le ingerenze e le aggressioni che quotidianamente subiamo nel nostro lavoro» si legge nella missiva, in cui si denuncia la crescente diffusione di episodi violenti nelle scuole italiane, ormai non più casi isolati ma parte di una preoccupante tendenza.

I docenti chiedono «rispetto, tutele adeguate e misure concrete» per garantire la sicurezza di insegnanti, studenti e personale scolastico. La scuola, ribadiscono, «deve essere un luogo di crescita, confronto e rispetto reciproco, non di violenza o intimidazione».

Tra le righe della lettera emerge la stanchezza di un corpo docente spesso lasciato solo ad affrontare situazioni di rischio. L’appello è chiaro: «Confidiamo nel vostro senso di responsabilità e nel vostro impegno affinché la scuola sia davvero un luogo sicuro e rispettoso per tutti».

Una richiesta che arriva in un momento delicato, in cui il clima nelle scuole italiane è segnato da un preoccupante aumento delle aggressioni – soprattutto da parte dei genitori – nei confronti di chi lavora quotidianamente per l’educazione e la crescita delle nuove generazioni.

Verso una stretta normativa: arresto in flagranza per chi aggredisce i docenti

A fronte dell’escalation di violenze, il Governo ha recentemente approvato un disegno di legge che introduce l’arresto obbligatorio in flagranza di reato per chi aggredisce fisicamente docenti e dirigenti scolastici.
Il provvedimento, approvato lo scorso 30 aprile, modifica l’art. 380 del codice di procedura penale ed estende la possibilità di arresto anche ai casi di “quasi flagranza”, secondo l’interpretazione della Corte di Cassazione.

Contestualmente, viene rivisto anche l’art. 583 quater del codice penale: per le lesioni personali lievi, la pena passa da sei mesi–tre anni a un nuovo intervallo compreso tra due e cinque anni di reclusione. Resta però escluso l’arresto per aggressioni verbali o da parte di minori.

Il fenomeno in crescita: genitori sempre più protagonisti delle aggressioni

Secondo i dati aggiornati, negli ultimi anni si è registrato un netto aumento degli episodi di violenza contro insegnanti e dirigenti scolastici. Mentre fino all’anno scolastico 2022-23 i principali responsabili erano gli studenti, dal 2023-24 si è assistito a un’inversione di tendenza: nel 2024-25, infatti, sono soprattutto i genitori a compiere atti di violenza all’interno delle scuole.

Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha più volte ribadito la linea dura del Governo: «Un insegnante, un dirigente scolastico non si toccano. Un educatore che lavora per i nostri figli non si tocca».
Parole che oggi risuonano con ancora maggiore urgenza, di fronte a un episodio che avrebbe potuto avere esiti tragici.

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