Austria sotto shock. L’attentatore, ex studente bullizzato, ha aperto il fuoco in aula uccidendo studenti e personale scolastico. Indagini sull’ottenimento legale delle armi. Tre giorni di lutto nazionale

Una tragedia devastante ha colpito la città di Graz, seconda per grandezza in Austria. Un giovane di 21 anni ha fatto irruzione nella scuola che aveva frequentato anni prima e ha aperto il fuoco uccidendo dieci persone, quasi tutti adolescenti. Subito dopo la strage si è tolto la vita in un bagno dell’istituto. Il bilancio dei feriti è drammatico: dodici in totale, di cui due in gravi condizioni.

Secondo le prime ricostruzioni diffuse in una conferenza stampa dalle autorità locali, l’attentatore – Artur A., cittadino austriaco – avrebbe agito da solo. In mano aveva una pistola semiautomatica e un fucile a pompa, regolarmente detenuti grazie a una licenza rilasciata dopo l’obbligatoria perizia psicologica e il corso di maneggio previsto dalla legge. Ha sparato circa 40 colpi all’interno dell’edificio, colpendo studenti tra i 14 e i 18 anni, un’insegnante che si trovava all’esterno e altri membri del personale scolastico.

Tra le vittime si contano anche un diciassettenne francese e due cittadini della Bosnia-Erzegovina. Un altro giovane bosniaco è ricoverato in condizioni critiche.

Il giovane attentatore, che non aveva mai concluso il suo percorso scolastico, era stato vittima di bullismo proprio in quelle aule. Questo elemento ha portato gli inquirenti a ipotizzare una vendetta mossa dal disagio e dal rancore accumulati negli anni.

L’attacco ha fatto scattare un’imponente operazione di sicurezza: polizia armata, elicotteri e paramedici sono intervenuti rapidamente. Tuttavia, l’assassino aveva già lasciato dietro di sé una scia di morte e dolore.

La tragedia di Graz ha scosso profondamente l’Austria e l’Europa intera. Il cancelliere Christian Stocker ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, con bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio previsto per mercoledì alle ore 10. Le reazioni internazionali sono giunte numerose: Ursula von der Leyen ha definito “inaccettabile che le scuole diventino luoghi di morte”, mentre Giorgia Meloni ha espresso il cordoglio del Governo italiano. Anche il presidente ucraino Zelensky ha inviato un messaggio di solidarietà al popolo austriaco.

La vicenda ha aperto un acceso dibattito sul possesso legale di armi in Austria, dove sono registrati circa 1,5 milioni di armamenti detenuti da 370.000 persone. Le autorità hanno annunciato un’indagine urgente per accertare eventuali falle nel sistema che possano aver consentito l’accesso a un simile arsenale a un giovane in condizioni di fragilità psicologica.

Il dramma si inserisce in un contesto europeo teso: poche ore prima, in Francia, una collaboratrice scolastica è stata uccisa a coltellate da uno studente quattordicenne a Nogent, vicino Parigi.

Infine, anche il mondo dello sport si è fermato: la nazionale di calcio austriaca, impegnata a Rimini per le qualificazioni mondiali, ha osservato un minuto di silenzio prima della partita contro San Marino, con i giocatori in campo con la fascia nera al braccio.

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