Dopo settimane di voci su un possibile concorso pubblico con prove d’esame per il personale ATA, arriva una prima smentita parziale da Mario Pittoni (Lega)

Nessuna riforma imminente, ma la questione è sul tavolo per rispondere alle richieste europee. Il rischio di una rivoluzione nelle graduatorie resta, mentre sindacati e operatori chiedono chiarezza e tutele.

Ata voci di cambiamento e richiami europei

Negli ultimi giorni si è acceso un acceso dibattito nel mondo della scuola, in particolare tra i lavoratori del personale ATA (amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici), in merito a una possibile riforma del sistema di reclutamento. L’ipotesi che ha messo in allarme migliaia di precari è quella dell’introduzione di un concorso pubblico con prove d’esame, superando il modello attuale basato sui titoli e sull’inserimento in graduatorie.

A gettare acqua sul fuoco arriva però Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega ed ex presidente della Commissione Cultura al Senato. In un comunicato stampa, Pittoni parla chiaro: «Non ci sono progetti precisi né sorprese in arrivo». Tuttavia, ammette che l’Italia è sotto procedura d’infrazione e che una riforma del sistema sarà inevitabile.

Il richiamo europeo non è cosa nuova. L’Italia è da tempo nel mirino della Commissione UE per la gestione del precariato nella pubblica amministrazione, scuola compresa. In particolare, l’accusa riguarda l’abuso di contratti a tempo determinato reiterati negli anni, senza adeguati sbocchi verso la stabilizzazione.

Nel comparto scolastico, il personale ATA rappresenta oltre 200.000 unità, di cui una quota significativa è costituita da lavoratori precari, inseriti in graduatorie provinciali (24 mesi, seconda fascia, terza fascia) e spesso impiegati per anni senza mai ottenere una stabilizzazione definitiva.

In questo quadro, non sorprende che il Ministero dell’Istruzione e del Merito stia valutando nuove modalità di reclutamento, anche su sollecitazione di Bruxelles.

Le ipotesi sul tavolo: concorso per esami, abolizione della terza fascia?

Tra le indiscrezioni circolate nelle ultime settimane, alcune particolarmente sensibili per i lavoratori:

Introduzione di un concorso pubblico “per titoli ed esami” per accedere ai profili ATA, sul modello già adottato per altre categorie della PA. Superamento del sistema delle graduatorie, o in alternativa, una loro profonda riforma. Abolizione della terza fascia, quella accessibile senza esperienza né servizio, che oggi costituisce l’unico canale di ingresso per migliaia di aspiranti collaboratori scolastici.

Ipotesi che stanno già provocando preoccupazione tra i sindacati e tra i lavoratori. La sola idea di affrontare un concorso pubblico con prove selettive, in un comparto storicamente legato al principio del “reclutamento per titoli”, rappresenta un cambio di paradigma non da poco.

Le posizioni sindacali: consenso e contrarietà

Sul fronte sindacale, le reazioni non si sono fatte attendere.

🔴 Anief si è detta disponibile a valutare positivamente l’introduzione di un concorso per esami, purché venga garantito un sistema equo, trasparente e che valorizzi anche l’esperienza maturata sul campo.

🔵 UIL Scuola RUA, al contrario, ha espresso forte contrarietà: secondo il sindacato guidato da Giuseppe D’Aprile, parlare di concorsi pubblici mentre migliaia di precari aspettano la stabilizzazione è una “prospettiva miope” e dannosa per il sistema scolastico.

La posizione della UIL è chiara: prima si deve dare risposte a chi lavora da anni nella scuola con contratti annuali; poi, eventualmente, si potrà ragionare su nuove modalità di reclutamento.

Pittoni: “Nessun progetto definito, ma coinvolgeremo le parti”

Il comunicato di Mario Pittoni cerca di smorzare i toni:

«Il reclutamento del personale ATA è all’attenzione dell’amministrazione perché l’Italia è in procedura d’infrazione. Qualcosa si dovrà fare. Ma attualmente non ci sono progetti precisi. Non sono in arrivo “sorprese”. Le parti interessate saranno ovviamente coinvolte per trovare un punto di condivisione.»

Parole che confermano, da un lato, la volontà politica di intervenire; dall’altro, la mancanza di una riforma già definita o in fase di attuazione immediata.

Il nodo del precariato e le prospettive future

Secondo i dati del Ministero, nel 2024/25 i contratti a tempo determinato nel settore ATA potrebbero superare le 30.000 unità, soprattutto per le figure di collaboratori scolastici. In questo scenario, una riforma senza confronto con le organizzazioni sindacali rischia di penalizzare chi è già dentro il sistema, anziché risolvere il problema del precariato.

Nel frattempo, i lavoratori ATA restano in attesa di notizie più certe. Molti si chiedono: le graduatorie verranno modificate già nel 2026? Dovremo prepararci a sostenere una prova d’esame per entrare nella scuola?

Domande ancora senza risposta, ma che meritano attenzione.

Nessuna rivoluzione imminente, ma occhi aperti

La dichiarazione di Mario Pittoni ridimensiona, almeno per ora, le voci di una riforma già pronta del sistema di reclutamento ATA.

La questione resta aperta: la pressione europea, l’abuso di precariato e la necessità di rendere il sistema più efficiente potrebbero portare a modifiche importanti nel medio periodo.

La sfida, come sempre, sarà quella di coniugare l’esigenza di trasparenza e merito con quella di tutela per i lavoratori precari, molti dei quali hanno garantito la funzionalità delle scuole in momenti difficilissimi, dalla pandemia all’emergenza edilizia.

Noi continueremo a seguire da vicino l’evolversi della situazione, offrendo aggiornamenti puntuali e spazi di approfondimento per tutti.

✉️ Hai dubbi o vuoi dire la tua? Scrivici o partecipa al dibattito nel nostro gruppo dedicato al personale ATA. Il confronto è aperto e ogni voce conta.


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