Dal 2025/26 il metodo Montessori arriva nella scuola secondaria di primo grado

Il Decreto Ministeriale n. 112/2025 attua la Legge 150/2024, aprendo nuove prospettive per una didattica centrata su autonomia, laboratori e personalizzazione dell’apprendimento. Coinvolte scuole statali e paritarie, con criteri rigorosi per l’attivazione.

Un cambio di passo per la scuola italiana

Con la pubblicazione del Decreto Ministeriale n. 112 del 6 giugno 2025, il Ministero dell’Istruzione e del Merito dà attuazione all’articolo 2 della Legge 150/2024, estendendo ufficialmente il metodo Montessori anche alla scuola secondaria di primo grado, a partire dall’anno scolastico 2025/2026. Si tratta di un cambiamento atteso da tempo da famiglie, docenti e associazioni pedagogiche, che da anni chiedevano una continuità metodologica tra i cicli scolastici. Fino a oggi, il metodo Montessori trovava applicazione soprattutto nella scuola dell’infanzia e nella primaria. Ora, anche la cosiddetta “scuola media” potrà offrire un percorso didattico differenziato e innovativo, in linea con i principi della pedagogista Maria Montessori, tra i più apprezzati e riconosciuti a livello internazionale.

Il quadro normativo: Legge 150/2024 e Decreto n. 112/2025

L’introduzione del modello Montessori nella secondaria è resa possibile grazie alla Legge 150 del 15 maggio 2024, che all’articolo 2 ha delegato al Ministero la definizione delle modalità operative. Il Decreto Ministeriale 112/2025 ne rappresenta il naturale sviluppo, delineando criteri, requisiti, responsabilità degli uffici scolastici e procedure autorizzative. Il provvedimento si applica alle scuole statali e paritarie e prevede l’istituzione di classi e sezioni a indirizzo didattico differenziato Montessori, in coerenza con il piano dell’offerta formativa delle singole istituzioni scolastiche.

Cosa cambia: un nuovo modo di fare scuola alle medie

Il decreto consente l’attivazione di classi Montessori nella secondaria di primo grado solo laddove esista già un ciclo completo Montessori nella scuola primaria. Questa condizione garantisce la coerenza pedagogica e la continuità del percorso formativo. Per attivare una sezione, le scuole devono elaborare un progetto educativo che rispecchi pienamente i principi montessoriani: centralità dello studente, apprendimento attivo, tempi individualizzati, laboratori, responsabilizzazione e cura dell’ambiente di apprendimento. Non basta quindi una semplice adesione di principio: il progetto deve essere approvato dal collegio dei docenti e dal consiglio di istituto, e ottenere l’autorizzazione dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR) competente.

I requisiti richiesti: personale formato, spazi e materiali

L’attivazione è vincolata al rispetto di requisiti precisi, indicati nel decreto:

Presenza di docenti in possesso del titolo Montessori, almeno per il 60% dei posti disponibili nella sezione. In mancanza di tali figure nelle graduatorie, si potrà ricorrere a interpelli nazionali.

Progetto educativo approvato e coerente con le linee metodologiche del metodo.

Numero adeguato di iscrizioni per garantire la sostenibilità della sezione.

Impegno alla disponibilità di materiali montessoriani e alla presenza di spazi idonei, con ambienti strutturati per il lavoro autonomo e laboratoriale.

Tempo scuola corrispondente al tempo prolungato (36 ore settimanali), con l’aggiunta di 9 ore settimanali per classe dedicate alle attività specifiche del metodo, compatibilmente con l’organico disponibile.

Servizio mensa e presenza di laboratori attrezzati, essenziali per la dimensione esperienziale della didattica montessoriana.

Il ruolo degli USR: controllo, approvazione e monitoraggio

Gli Uffici Scolastici Regionali avranno un ruolo chiave nell’attuazione del modello. Dovranno valutare i progetti presentati, verificare il rispetto dei criteri e concedere o negare l’autorizzazione alla costituzione delle sezioni. Le scuole autorizzate saranno inserite in elenchi regionali ufficiali. In caso di perdita dei requisiti – ad esempio, per carenza di docenti qualificati – le nuove attivazioni non saranno concesse, ma le classi già avviate potranno concludere il ciclo scolastico.

Formazione degli insegnanti: percorsi riconosciuti e accessibili

Il decreto disciplina anche la formazione degli insegnanti, prevedendo corsi di differenziazione didattica Montessori validi per ogni grado di istruzione. I corsi avranno una durata compresa tra 60 e 65 unità formative, comprensive di attività teorico-pratiche, parte delle quali erogabili anche a distanza. Il titolo Montessori è riconosciuto solo in presenza dell’abilitazione all’insegnamento per il grado scolastico di riferimento. L’esame finale comprende prove pratiche, discussione di materiali e valutazione delle competenze acquisite. I corsi potranno essere gestiti da enti accreditati, con costi a carico dei partecipanti. L’accesso è regolato da criteri di priorità, ad esempio per docenti già in servizio o con esperienza nella didattica innovativa.

Le opportunità per le scuole e le famiglie

L’introduzione del metodo Montessori alle scuole medie rappresenta una grande opportunità per le famiglie, che ora potranno scegliere un percorso educativo alternativo anche dopo la primaria. Le scuole potranno arricchire la propria offerta formativa, intercettare nuove fasce di utenza e contribuire alla modernizzazione pedagogica del sistema scolastico. Particolarmente rilevante è la personalizzazione dell’apprendimento: in ambiente montessoriano, i ragazzi sviluppano autonomia, senso di responsabilità, capacità di lavorare per progetti e abilità trasversali utili anche nei cicli successivi.

Le sfide da affrontare: formazione, risorse e cultura del cambiamento

Non mancano però le sfide. Tra queste, la formazione degli insegnanti rappresenta l’ostacolo principale. Il numero di docenti già in possesso del titolo è ancora limitato e la disponibilità di corsi deve aumentare rapidamente. Anche sul fronte delle risorse materiali e spazi servono investimenti. Il metodo Montessori richiede ambienti strutturati, materiali specifici e una diversa organizzazione del tempo e della didattica, che non sempre è semplice da implementare, soprattutto nelle scuole più grandi o nei contesti periferici. Infine, è necessario un cambio culturale: l’adozione del metodo non può limitarsi a un’etichetta, ma implica una profonda revisione delle pratiche educative e una formazione continua anche per i dirigenti scolastici.

Una prospettiva in crescita: il futuro delle scuole medie Montessori

Il potenziale di crescita è significativo. Secondo le stime della scuola, nel primo biennio potrebbero attivarsi oltre 200 classi a livello nazionale. La maggiore concentrazione si prevede nelle regioni del Centro-Nord, dove il metodo è già presente nella primaria con buoni risultati. Il Ministero ha annunciato l’intenzione di monitorare l’attuazione tramite osservatori regionali e una cabina di regia centrale, incaricata di raccogliere dati, valutare gli esiti e proporre eventuali correttivi alla normativa.

Una sfida da cogliere per l’istruzione italiana

L’introduzione del metodo Montessori nella scuola secondaria di primo grado segna una tappa storica per il sistema scolastico italiano. È la prima volta che una pedagogia alternativa viene riconosciuta e normata in modo così dettagliato anche nel segmento delle medie. Il decreto 112/2025 non è solo un atto amministrativo, ma un invito a ripensare il senso della scuola, a costruire ambienti più rispettosi delle potenzialità degli studenti e più capaci di affrontare le sfide del futuro. L’Italia, in questo modo, si allinea alle migliori esperienze internazionali in tema di innovazione didattica, mettendo al centro la libertà di scelta educativa e il valore della formazione personalizzata.

Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare il testo completo del decreto sul sito ufficiale del MIM: www.mim.gov.it

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