Il Ministro Valditara annuncia l’avvio sperimentale dei presìdi psicologici nelle scuole italiane

Un passo decisivo verso la tutela della salute mentale a scuola

Il benessere psicologico degli studenti entra con forza nell’agenda politica e istituzionale del nostro Paese.                      Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato che, a partire da settembre 2025, prenderanno il via – in forma sperimentale – i presìdi psicologici territoriali all’interno delle scuole italiane. L’iniziativa, sostenuta da uno stanziamento iniziale di 10 milioni di euro per il 2025 e da ulteriori 18,5 milioni a partire dal 2026, rappresenta una delle risposte più concrete agli effetti a lungo termine della pandemia e al crescente disagio giovanile. L’obiettivo dichiarato del piano è quello di rafforzare il benessere psicoeducativo degli alunni e del personale scolastico, prevenendo forme di isolamento, disagio emotivo e dispersione scolastica. Il Ministro ha voluto precisare che l’intento non è quello di “psicologizzare” la scuola, ma piuttosto di intervenire in modo mirato dove realmente necessario, valorizzando competenze integrate all’interno della comunità educante.

Un disegno di legge per stabilizzare la figura dello psicologo scolastico

Parallelamente al progetto del Ministero, il 16 luglio 2025 è stato depositato in Senato un disegno di legge che mira a inserire in modo stabile e strutturale la figura dello psicologo scolastico all’interno degli istituti italiani.    Il disegno di legge nasce da un’attenta analisi della condizione giovanile post-pandemica, che ha visto un preoccupante incremento di disturbi d’ansia, depressione, isolamento sociale e comportamenti a rischio tra gli adolescenti. Secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute, oltre il 20% dei giovani tra i 13 e i 18 anni mostra segnali riconducibili a un disagio psicologico, una percentuale che sale in contesti socio-economici più fragili. La scuola, come ambiente privilegiato di socializzazione e osservazione quotidiana, è il luogo ideale per intercettare questi segnali precoci e intervenire in tempo utile. Il testo del disegno di legge prevede che lo psicologo scolastico non sia solo un professionista chiamato a gestire le emergenze, ma una figura stabile, parte integrante del personale educativo, con compiti di prevenzione, ascolto, mediazione e supporto.

Psicologi e pedagogisti: il nodo delle competenze e il richiamo alla legge 55/2024

L’introduzione dello psicologo a scuola ha suscitato il plauso di molti, ma anche l’invito alla prudenza da parte di alcuni settori del mondo educativo, sottolineando  la necessità di inquadrare la misura in un sistema normativo già esistente, richiamando in particolare la Legge 55/2024, che ha riconosciuto formalmente il ruolo e le competenze del pedagogista in ambito scolastico, ha comunque suscitato dei dubbi, a condizione che si mantenga una netta distinzione tra le diverse figure professionali, evitando sovrapposizioni che potrebbero creare confusione negli interventi e minare l’efficacia dell’azione educativa. Secondo l’ANPE, pedagogisti e psicologi devono operare in modo sinergico ma distinto, nel rispetto delle specifiche competenze e dei ruoli riconosciuti dalla normativa vigente. Solo così sarà possibile costruire un modello scolastico integrato, capace di rispondere in modo articolato ai bisogni formativi e psicologici degli studenti.

Il ruolo dello psicologo nella scuola del futuro

Con l’entrata in vigore della misura, lo psicologo scolastico sarà presente in tutte le scuole statali e, possibilmente, anche nei paritari. Non si tratterà di una figura emergenziale, ma di un presidio continuo che opererà a stretto contatto con studenti, docenti e famiglie. I suoi compiti spazieranno dalla promozione del benessere psicosociale alla gestione dei conflitti, dall’educazione all’ascolto fino all’intervento in caso di eventi critici o problematici di gruppo. La presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, Maria Antonietta Gulino, ha più volte ribadito come l’introduzione sistematica di questa figura rappresenti “una svolta fondamentale per garantire il diritto al benessere mentale degli studenti”, sottolineando l’importanza di un lavoro preventivo, competente e non medicalizzante.

Un confronto con il contesto europeo

Guardando all’Europa, l’Italia si trova in ritardo rispetto a Paesi come Germania, Spagna e Svezia, dove la presenza dello psicologo scolastico è da tempo una prassi consolidata. L’introduzione di questa figura ha portato in quei contesti a un miglioramento significativo degli apprendimenti, alla riduzione dell’abbandono scolastico e a una maggiore integrazione tra scuola e territorio. In Francia, per esempio, la figura dello “psychologue de l’Éducation nationale” è riconosciuta dal 1991, con un ruolo ben definito nei percorsi scolastici. La nuova proposta italiana si muove dunque verso un allineamento con gli standard europei, colmando un vuoto strutturale che ha penalizzato a lungo il sistema educativo nazionale.

Risorse, formazione e continuità: le sfide da affrontare

Come ogni riforma, anche questa misura non è esente da criticità. La prima riguarda il reperimento delle risorse: i 28,5 milioni previsti rappresentano un buon inizio, ma non bastano a garantire una copertura capillare e duratura su scala nazionale. Servirà un piano pluriennale di investimenti e una strategia che includa la formazione continua degli operatori. Altro punto delicato sarà la definizione dei ruoli per evitare interferenze con altre figure educative e garantire la massima efficacia dell’intervento. Inoltre, è essenziale che il servizio venga affidato a professionisti qualificati, selezionati secondo criteri rigorosi, evitando derive precarie o logiche progettuali a termine. Alcune associazioni di genitori e sindacati hanno già espresso preoccupazione per la tutela della privacy degli studenti e per le modalità di accesso al servizio. La sfida sarà quindi costruire un modello trasparente, inclusivo e rispettoso delle sensibilità individuali.

Verso una nuova cultura scolastica: prevenzione, ascolto e integrazione

Il messaggio che arriva dal Ministero e dal Parlamento è chiaro: il benessere psicologico non può più essere considerato un aspetto secondario del percorso educativo. È parte integrante della formazione, al pari delle competenze cognitive, e come tale va tutelato. L’inserimento dello psicologo scolastico rappresenta un primo passo verso una scuola che non si limiti a istruire, ma che sappia anche prendersi cura. Resta ora da vedere se le istituzioni sapranno tradurre questa intenzione in un sistema stabile, ben finanziato e integrato nel quotidiano scolastico. Perché il benessere mentale degli studenti non è un lusso, ma un diritto. E la scuola del futuro non potrà che essere una scuola che ascolta.

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