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Dal 2026 entreranno in vigore nuovi strumenti di selezione: graduatorie di merito nei concorsi ed elenchi regionali degli idonei.

Obiettivo: stabilizzare più docenti e velocizzare le immissioni in ruolo.

Il tema del reclutamento degli insegnanti torna al centro del dibattito politico. Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega ed ex presidente della Commissione Cultura al Senato, ha annunciato che dal 2026 verranno introdotte novità importanti per l’assunzione dei docenti, grazie al recente Decreto Scuola 2025, approvato con il via libera della Commissione europea.

Le novità in arrivo dal 2026

Il decreto prevede il ripristino delle graduatorie di merito e l’istituzione degli elenchi regionali degli idonei, nei quali confluiranno i candidati che hanno superato i concorsi dal 2020 in poi senza rientrare tra i vincitori. Secondo Pittoni, questa misura rappresenta il primo passo verso un sistema di reclutamento “diversificato”, il cosiddetto doppio canale, che affiancherà al concorso tradizionale altri strumenti basati su merito ed esperienza.

L’obiettivo: più assunzioni a tempo indeterminato

Negli ultimi anni, molte delle cattedre autorizzate dal MEF sono rimaste vacanti: i meccanismi concorsuali si sono rivelati troppo lenti e complessi. Con le nuove procedure, l’intenzione è quella di garantire la copertura di un numero maggiore di posti e di ridurre il ricorso ai supplenti. Un esempio arriva dal 2023, quando furono assunti oltre 22mila idonei dell’ordinario 2020, in attesa dei vincitori del PNRR.

Chiarezza sulle percentuali

Pittoni ha voluto sgomberare il campo da equivoci: non esistono percentuali privilegiate per gli idonei. Il limite del 30% previsto per i concorsi PNRR riguarda solo i posti messi a bando, mentre parlare di assunzioni al 100% è, secondo lui, “una presa in giro” perché escluderebbe tutte le altre categorie di candidati.

Una svolta attesa dal mondo della scuola

L’idea di riconoscere un ruolo stabile agli idonei non vincitori e a chi ha maturato esperienza sul campo è accolta con interesse da gran parte del personale scolastico e dai sindacati. Resta però da capire in che misura il nuovo sistema riuscirà davvero a ridurre il precariato e a rispondere alle esigenze delle scuole, soprattutto in territori come il Sud dove il problema resta più forte.


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