Fino al 30 giugno è possibile richiedere online il contributo per le spese dei centri estivi diurni riservato ai minori tra 3 e 14 anni. Ecco come fare domanda sul portale INPS
Centri estivi 2025: rimborsi per le famiglie dei dipendenti pubblici, via alle domande sul portale INPS
Anche per l’estate 2025 le famiglie dei dipendenti e pensionati della Pubblica Amministrazione potranno beneficiare di un contributo economico per sostenere le spese dei centri estivi diurni.
È stato pubblicato il bando INPS per l’assegnazione di rimborsi parziali delle spese sostenute per la partecipazione dei figli ai centri estivi senza pernottamento, che si svolgeranno in Italia durante la pausa scolastica.
Il contributo è destinato ai figli, orfani ed equiparati di dipendenti e pensionati pubblici iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. Possono accedere al beneficio i minori di età compresa tra i 3 e i 14 anni.
L’importo del rimborso varia in base all’ISEE e copre una parte delle spese sostenute per le attività educative, ludiche, sportive e ricreative svolte nei centri estivi. L’obiettivo del bando è offrire un supporto concreto ai genitori che lavorano e garantire ai bambini un’estate ricca di stimoli e occasioni di socialità.
Come fare domanda:
Le richieste devono essere presentate esclusivamente online, accedendo con credenziali SPID, CIE o CNS al portale INPS . Una volta effettuato l’accesso, bisogna cercare il servizio dedicato nella sezione “Servizi Welfare” e seguire le istruzioni riportate nel bando.
Attenzione alla scadenza:
le domande devono essere inviate entro le ore 12:00 del 30 giugno 2025.
Il bando INPS rappresenta indubbiamente un supporto significativo per molte famiglie, in particolare per quelle dei dipendenti pubblici, che possono beneficiare di questo contributo per accedere ai centri estivi. Tuttavia, va sottolineato come questo intervento resti comunque limitato e circoscritto a specifiche categorie di beneficiari, legate a requisiti precisi, e dunque non possa considerarsi una soluzione complessiva al problema della mancanza di un’offerta educativa estiva pubblica e accessibile a livello nazionale. In altre parole, il bando INPS è solo un punto di partenza, una misura parziale e temporanea che non riesce a rispondere in modo adeguato e omogeneo alle esigenze di tutte le famiglie italiane.
Ciò che realmente manca è un progetto più strutturato, organico e ambizioso, promosso e guidato dal Ministero dell’Istruzione, sotto la direzione del ministro Valditara, che riesca a costruire un sistema di attività estive educativo, inclusivo e sostenibile, capace di coinvolgere l’intero paese. Questo progetto dovrebbe prevedere un investimento serio e duraturo, con risorse economiche certe e un’organizzazione coordinata tra scuole, enti locali, associazioni culturali e sociali, e il personale scolastico stesso, valorizzando il ruolo degli insegnanti anche durante i mesi estivi.
I centri estivi non dovrebbero essere semplicemente visti come un mezzo per consentire alle famiglie di conciliare impegni lavorativi e cura dei figli durante il periodo estivo, ma piuttosto come un’estensione naturale e fondamentale del percorso formativo e educativo dei bambini e dei ragazzi. L’estate, infatti, può rappresentare un’occasione preziosa per stimolare la crescita personale, sociale e culturale dei giovani, offrendo loro nuove esperienze di apprendimento, spazi di socializzazione e opportunità di sviluppo che vanno oltre la tradizionale didattica scolastica.
Un piano nazionale chiaro, ben definito e strutturato sarebbe in grado di garantire un’offerta educativa estiva che non lasci indietro nessuno, riducendo così il rischio di ampliare ulteriormente le disuguaglianze sociali ed economiche che purtroppo spesso si manifestano proprio nell’accesso a servizi educativi di qualità. Oggi, infatti, l’offerta estiva è per lo più disomogenea e frammentata, affidata a iniziative occasionali, sovente limitate nel tempo e nello spazio, e a bandi come quello INPS, che seppur importanti, sono insufficienti a coprire la totalità dei bisogni delle famiglie italiane.
In assenza di un impegno deciso e sistematico da parte del Ministero dell’Istruzione, rischiamo di perpetuare una situazione in cui molte famiglie sono costrette a cercare soluzioni individuali, spesso costose, e dove il diritto a un’estate educativa e ricca di stimoli non è garantito a tutti allo stesso modo. Al contrario, un progetto di ampio respiro potrebbe trasformare le attività estive in una vera e propria componente strutturale e riconosciuta dell’educazione nazionale, creando spazi di apprendimento informale e ludico-didattico che valorizzino il potenziale dei bambini e dei ragazzi in modo inclusivo, creativo e partecipativo.
Inoltre, un sistema stabile di attività estive potrebbe rappresentare un’opportunità concreta anche per il personale scolastico, che potrebbe vedere riconosciuto e valorizzato il proprio lavoro anche durante i mesi estivi, partecipando attivamente alla progettazione e realizzazione di iniziative educative e culturali che contribuiscono a migliorare il benessere e la crescita dei giovani.
In definitiva, il bando INPS, pur essendo un passo nella giusta direzione, non può essere considerato la soluzione definitiva o sufficiente. Ciò che serve è un progetto nazionale ampio, chiaro, sostenuto nel tempo e fondato su un’idea di scuola che abbracci e supporti la crescita educativa dei bambini e dei ragazzi anche oltre i confini dell’anno scolastico tradizionale. Solo così si potrà garantire a tutte le famiglie italiane, indipendentemente dalla loro condizione economica o lavorativa, un’offerta estiva educativa di qualità, capace di promuovere inclusione, sviluppo e benessere per le nuove generazioni