All’Istituto Comprensivo “Margherita Hack” arriva una novità assoluta nel panorama scolastico italiano: buoni pasti per i collaboratori scolastici impegnati nella rilevazione dei pasti.

Un’iniziativa frutto di una lunga battaglia sindacale e dirigenziale. Ma qual è la situazione normativa nazionale? Ecco cosa prevede la legge e quali sono le eccezioni.

Un piccolo grande passo per il personale ATA

In un sistema scolastico dove spesso il personale ATA si trova ai margini del riconoscimento istituzionale, la notizia che arriva dall’Istituto Comprensivo “Margherita Hack” di Nova Milanese rappresenta un segnale forte. Per la prima volta, un’istituzione scolastica ha introdotto un sistema strutturato di riconoscimento economico – attraverso buoni spesa giornalieri – rivolto ai collaboratori scolastici che si occupano della rilevazione dei pasti.

L’iniziativa, comunicata tramite la circolare n. 277 a firma del dirigente scolastico Massimo Lattari, prevede l’erogazione di buoni spesa Esselunga, differenziati in base al numero di pasti serviti in ciascun plesso:

  • Fino a 100 pasti € 5,00
  • Da 101 a 200 pasti € 10,00
  • Da 201 a 300 pasti € 20,00

Il compenso viene riconosciuto solo ai collaboratori scolastici effettivamente impegnati nella rilevazione giornaliera, e sarà erogato dalla ditta SER.CAR. previa rendicontazione del servizio.

Una vittoria collettiva: RSU, dirigente e personale insieme

«Un successo per tutta la scuola», così lo definisce Giovanni Romeo, RSU della UIL Scuola e uno dei promotori dell’iniziativa.

«Questo risultato è stato possibile grazie all’impegno congiunto del personale, della RSU e della dirigenza – racconta –. Abbiamo raccolto firme, portato avanti istanze e avviato un confronto costante e costruttivo con il Dirigente e il DSGA. È il frutto di anni di lavoro e di una visione comune che ha messo al centro il valore delle persone.»

Un esempio virtuoso di contrattazione integrativa d’istituto e di autonomia scolastica ben utilizzata, che potrebbe aprire la strada ad altre esperienze simili.

Il contesto nazionale: buoni pasto nella scuola pubblica, tra mito e realtà

Nonostante l’innovazione introdotta dall’IC “Hack”, il quadro normativo nazionale resta, ad oggi, piuttosto rigido. In Italia, il comparto scuola non ha diritto generalizzato ai buoni pasto. Una conferma in tal senso arriva dalla nota ARAN (orientamento CIRS64 del 24 febbraio 2021), secondo cui:

“Il personale scolastico non ha diritto ai buoni pasto, ma può avere accesso al servizio mensa se parte integrante dell’organizzazione scolastica. I collaboratori scolastici che svolgono assistenza durante i pasti hanno diritto al servizio mensa.”

Questa precisazione si basa su quanto previsto dalla Tabella A del CCNL del 29 novembre 2007, che definisce i compiti del personale ATA, comprendendo anche l’assistenza durante la mensa.

A rafforzare questo orientamento, anche una sentenza della Corte di Cassazione (n. 32213/2022), che stabilisce che i dipendenti pubblici hanno diritto al buono pasto solo se il turno di lavoro supera le sei ore giornaliere. Tuttavia, tale sentenza non ha portato ad alcuna modifica normativa per il comparto scuola, né per i docenti né per il personale ATA.

Buoni pasto: cosa dice la legge e quali sono le eccezioni

I buoni pasto – o ticket restaurant – sono regolamentati dall’articolo 144 del D.Lgs. 50/2016, che li riconosce come titolo di pagamento di valore predeterminato, utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari.

Con il Contratto Pubblico Impiego 2019 è stata innalzata la soglia di esenzione fiscale:

4 euro per i buoni cartacei 8 euro per quelli elettronici

Ma queste disposizioni, di natura fiscale, non impongono alcun obbligo di erogazione alle pubbliche amministrazioni.

Ci sono, però, alcune realtà locali che hanno fatto passi avanti. In Trentino-Alto Adige, ad esempio, è attivo un servizio sostitutivo di mensa per il personale scolastico, gestito da Up Day Ristoservice, tramite card elettroniche o app. Il servizio è rivolto anche a dirigenti, ATA, educatori e docenti, ma non è ancora disponibile in modo uniforme per tutti i lavoratori.

I ricorsi giudiziari: tentativi non andati a buon fine

Non sono mancati i tentativi sindacali per ottenere il riconoscimento generalizzato dei buoni pasto anche nel settore scolastico. Tuttavia, i ricorsi presentati al giudice del lavoro si sono, finora, conclusi negativamente.

La stessa Cassazione, nella sentenza 32113 del 2022, ha ribadito che:

“L’attribuzione del buono pasto ha carattere assistenziale ed è legata a una particolare articolazione dell’orario di lavoro. Non rappresenta un diritto collegato alla durata o alla retribuzione del lavoro.”

Una posizione che chiude le porte, almeno per ora, a un’estensione automatica dei buoni pasto a tutto il comparto scuola.

Un segnale che può fare scuola

La scelta dell’IC “Margherita Hack” rappresenta, quindi, un’eccezione virtuosa e non una regola. Ma è proprio dalle eccezioni che può nascere il cambiamento. In assenza di una normativa chiara e uniforme, l’autonomia scolastica e la contrattazione integrativa restano oggi gli unici strumenti attraverso cui è possibile tutelare e valorizzare il lavoro del personale ATA.

È auspicabile che esperienze come questa vengano documentate, diffuse e portate all’attenzione delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali nazionali, affinché non restino episodi isolati.