La richiesta: derogare alla scadenza del 31 agosto per chi deve cambiare sede
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha portato all’attenzione del Ministero dell’Istruzione e del Merito una questione che rischia di gravare pesantemente su molti insegnanti di ruolo, specialmente nella fase conclusiva dell’anno scolastico.
Molti docenti, durante l’anno 2024/2025, hanno prestato servizio grazie a un’assegnazione provvisoria, spesso in regioni del Sud diverse dalla propria sede di titolarità. A loro viene richiesto di restare in servizio fino al termine degli esami di recupero, fissati al 31 agosto dal D.M. n. 80/2007 e ribaditi dalla nota ministeriale n. 2800 del 13 giugno 2023.
Il problema nasce per chi, dal 1° settembre, dovrà rientrare nella scuola di titolarità, talvolta situata a centinaia di chilometri di distanza. Una tempistica che lascia di fatto impossibile gestire spostamenti, traslochi e incombenze familiari.
Una contraddizione difficile da sostenere
Le attuali disposizioni ministeriali prevedono che le prove di recupero si concludano entro il 31 agosto, con una proroga fino all’8 settembre solo in casi eccezionali. L’obiettivo è garantire l’avvio regolare dell’anno scolastico, con classi già formate e valutazioni chiuse.
Tuttavia, per i docenti in assegnazione provvisoria, la concomitanza tra la conclusione delle prove e la ripresa del servizio nella nuova sede si traduce in un carico organizzativo insostenibile, con ripercussioni non solo professionali ma anche personali e familiari.
La posizione del CNDDU
Secondo il Coordinamento, questa situazione viola i principi di equità e mette i docenti in una condizione di fragilità, schiacciati tra obblighi burocratici e diritti fondamentali dei lavoratori. Le richieste al Ministero, per risolvere il problema, il CNDDU propone due misure principali:
Consentire, nei casi di cambio di sede, una proroga degli esami di recupero a settembre.
Introdurre una deroga organizzativa che concili le esigenze delle scuole con la tutela della dignità professionale degli insegnanti.
Una soluzione che, secondo il Coordinamento, permetterebbe di salvaguardare sia la regolarità delle attività didattiche, sia il rispetto dei diritti di chi ogni anno affronta le difficoltà legate agli spostamenti tra sedi diverse.
Una riflessione critica
Al di là delle richieste sindacali, è evidente che la questione ponga in luce una fragilità strutturale del sistema scolastico italiano. Ancora una volta si scaricano sul singolo lavoratore i costi organizzativi di scelte calate dall’alto, senza tenere conto della realtà quotidiana. È inaccettabile pensare che un docente debba terminare le prove di recupero la sera del 31 agosto in Calabria e, il mattino dopo, essere pronto a prendere servizio a Milano o Torino.
Il rischio è duplice: da una parte si mina la serenità dei docenti, costringendoli a spostamenti affrettati e a un logoramento emotivo; dall’altra si compromette la stessa qualità del servizio scolastico, perché insegnanti stressati e stanchi non potranno offrire agli studenti l’attenzione necessaria all’inizio di un nuovo anno.
Il Ministero dovrebbe dimostrare maggiore attenzione a queste problematiche concrete, prevedendo regole più flessibili e rispettose delle persone. La scuola non può essere soltanto una macchina amministrativa che deve rispettare date e scadenze: è fatta di persone, di insegnanti che ogni giorno garantiscono il diritto all’istruzione. Se non si tutela la loro dignità, anche l’intero sistema scolastico rischia di indebolirsi.
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