Durante i mesi estivi, molte aule scolastiche raggiungono temperature estreme

Solo circa il 6 % degli edifici scolastici è climatizzato, mentre oltre il 93 % resta esposto a condizioni critiche, Mettendo a dura prova studenti, insegnanti e personale ATA. Tra normative generiche, costi sostenibili ma mal distribuiti e iniziative isolate, è sempre più urgente un piano nazionale strutturato che tuteli la salute, il rendimento scolastico e il diritto allo studio. Il problema non è nuovo: da anni, la mancanza di un adeguato sistema di climatizzazione crea disagi crescenti nei mesi più caldi, compromettendo non solo la qualità dell’insegnamento, ma anche la salute e il benessere di chi vive quotidianamente la scuola. Il tema del benessere termico negli istituti scolastici è oggi una priorità urgente, che coinvolge istituzioni nazionali, enti locali ed europei.

L’allarme: dati ufficiali e realtà sul campo

I numeri parlano da soli. Su 61.307 edifici scolastici censiti nel 2023/24, solo 3.967 sono dotati di sistemi di climatizzazione, meno del 7 % del totale. Per oltre 24.000 strutture, il dato sulla climatizzazione è mancante, mentre più di 32.000 ricevono una conferma ufficiale di totale assenza di impianti di raffrescamento. In termini percentuali, oltre il 93,5 % degli istituti italiani non offre alcuna forma di refrigerazione. Questi edifici, costruiti spesso tra gli anni Sessanta e Ottanta e privi di adeguata coibentazione o infissi performanti, sono oggi inadeguati a fronteggiare le temperature elevate. Emblematico è il caso delle regioni con maggiore dotazione impiantistica: le Marche (circa il 26 %), la Sardegna (15,7 %) e il Veneto (9,7 %), mentre le aree del Lazio e della Campania risultano tra le più carenti.

Caldo e qualità dell’apprendimento

Le alte temperature nelle aule incidono negativamente sulla concentrazione, la resistenza fisica e, in alcuni casi, sulla salute. Le giornate scolastiche si svolgono in ambienti paragonabili a serre, dove l’unica difesa è spesso rappresentata da ventilatori portatili e bottigliette d’acqua. Il disagio termico compromette la capacità di apprendimento, rallenta i tempi di reazione, aumenta la stanchezza e rende difficile mantenere l’attenzione per l’intera durata delle lezioni. Genitori, insegnanti denunciano episodi ricorrenti di crisi di pressione, affaticamento, malori. In alcune scuole si arriva a dover anticipare l’uscita o sospendere temporaneamente le lezioni, una decisione che però non può essere lasciata all’improvvisazione.

Normativa: lacune e responsabilità

Il quadro legislativo attuale risulta vago e poco applicabile allo scenario scolastico. Il Decreto Legislativo 81/2008, che regola la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, richiede ambienti adeguati ma non fissa parametri di temperatura specifici. Le norme tecniche UNI EN ISO suggeriscono invece un comfort termico estivo tra 24 e 26 °C (umidità 50–60 %). Ciononostante, queste indicazioni restano raccomandazioni non obbligatorie, e spesso vengono ignorate nelle realtà scolastiche che mancano di fondi e infrastrutture adeguate. L’articolo 2087 del Codice Civile obbliga l’amministrazione scolastica — in quanto datore di lavoro — a garantire la struttura più sicura e salubre possibile. Tuttavia, l’applicazione pratica di questa norma incontra ostacoli regolatori e operativi non indifferenti.

Il costi della climatizzazione: un investimento strategico

Dotare tutte le scuole italiane di aria condizionata comporterebbe un investimento stimato tra 180 e 210 milioni di euro. Una cifra rilevante, ma contenuta se confrontata agli stanziamenti complessivi previsti dal PNRR per l’edilizia scolastica, e se distribuita su più anni insieme ai fondi strutturali e quelli regionali. Si ipotizza l’installazione di impianti a pompa di calore, sistemi a basso consumo energetico, ventilazione meccanica e installazione di pannelli fotovoltaici per l’autoproduzione dell’energia necessaria. Queste soluzioni permetterebbero di contenere i costi di gestione, garantire maggiore efficienza e ridurre l’impatto sull’ambiente. In alcune scuole, grazie al PON (Piani Operativi Nazionali) o a iniziative locali, si stanno concretizzando interventi mirati: coibentazione del tetto, sostituzione degli infissi, installazione di schermature solari e sistemi di ventilazione controllata. Tuttavia, si tratta ancora di casi sporadici, non replicati a livello nazionale in modo sistematico.

Soluzioni emergenziali e sperimentazioni locali

Negli istituti dove manca la climatizzazione, si adottano misure temporanee

per limitare il disagio, seppur insufficienti a garantire un ambiente salubre: riduzione dell’orario scolastico nelle ore più calde, utilizzo di ventilatori portatili, apertura delle finestre nelle ore fresche, creazione di zone d’ombra nei cortili per attività all’aperto, installazione di schermature solari e tende, linee guida sulle divise estive per docenti e studenti. Queste pratiche dimostrano la resilienza delle comunità scolastiche, ma confermano anche la necessità di interventi strutturali per passare da una gestione emergenziale a una risposta definitiva e condivisa.

Salute, apprendimento e sostenibilità: un equilibrio necessario

I dirigenti scolastici, in attuazione del DVR, devono valutare il rischio termo-igrometrico

, identificare le criticità e, in situazioni estreme, richiedere la sospensione temporanea delle attività. Richiederanno però regole chiare: oggi, l’assenza di temperature limiti obbligatori rende la procedura discrezionale. Il binomio benessere-sostenibilità va al centro del nuovo progetto di edilizia scolastica: quando la climatizzazione si integra con energie rinnovabili, coibentazioni performanti e sistemi passivi (schermature, infissi a prova di sole), si ottiene un duplice risultato: spazi salubri oggi e costi contenuti domani.

Esperienze internazionali: modelli e ispirazioni

In paesi con ondate di calore simili all’Italia, le scuole sono già dotate di climatizzazione strutturale. In Francia, oltre 1.900 istituti sono stati chiusi durante picchi di temperatura per garantire la sicurezza, con un piano nazionale di interventi. Negli Stati Uniti molti Stati prevedono l’aria condizionata come standard nei nuovi edifici scolastici. In Australia, un piano nazionale unisce rinnovamento edilizio, efficienza energetica e adattamento climatico, coinvolgendo anche la riforestazione urbana e spazi verdi scolastici. Questi esempi mostrano che una scuola resistente ai cambiamenti climatici è possibile, quando si combinano normativa, fondi, progettazione avanzata e controlli.

Una strategia nazionale per scuole resilienti

Serve un Piano nazionale unitario che affronti l’emergenza caldo con strumenti concreti: dal monitoraggio delle condizioni termo-igrometriche nelle aule, alla dotazione sistematica di climatizzazione sportelli termici efficienti, fino alla pubblicazione di linee guida tecniche vincolanti. I fondi PNRR e quelli strutturali potrebbero finanziare un piano pluriennale, con coinvolgimento di Regioni, Comuni e Ministero.

 

Un programma così concepito garantirebbe:

Ambientalizzazione

delle scuole esistenti e dei nuovi edifici, con materiali e tecniche bioclimatiche.

Formazione e supporto tecnico per dirigenti scolastici e amministrazioni locali.

Sensibilizzazione di studenti, famiglie e comunità sull’importanza del comfort ambientale.

Controlli e verifiche per monitorare comfort e miglioramenti negli anni.

 

Solo così si potrà trasformare il diritto allo studio in un diritto al benessere e alla sicurezza, anche negli spazi fisici.

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