Mentre l’autunno dovrebbe ormai essere alle porte, il Paese vive ancora giornate da piena estate.

Un caldo anomalo che, inevitabilmente, si riflette anche sul mondo scolastico: il ritorno in classe, già di per sé delicato, quest’anno rischia di trasformarsi in una vera e propria prova di resistenza per studenti e docenti.

Molte scuole, infatti, non dispongono né di impianti di climatizzazione né di sistemi adeguati di ventilazione. Le aule diventano veri e propri “forni”, dove concentrazione e benessere fisico vengono messi a dura prova. Se per gli uffici pubblici e privati esistono ormai standard minimi di comfort climatico, per le scuole la questione sembra sempre rimandata a un futuro indefinito.

Le proposte dei genitori

Diversi comitati di genitori hanno iniziato a sollevare il problema, avanzando alcune proposte concrete:

Orari flessibili: ingressi anticipati al mattino, quando le temperature sono più basse, e uscite posticipate in autunno, recuperando le ore perse.

Attività all’aperto: quando possibile, svolgere lezioni in cortile o nei giardini scolastici, sfruttando l’aria aperta e spazi meno soffocanti.

Riduzione del carico: limitare i compiti scritti nelle ore più calde e privilegiare momenti di lettura, discussione e attività leggere.

Forni portatili di ventilazione: l’acquisto, anche temporaneo, di ventilatori e dispositivi mobili per garantire un minimo di sollievo.

Una questione di diritti

Non si tratta soltanto di “disagio”, ma di un tema che riguarda la salute e il diritto allo studio. Il caldo eccessivo, secondo i medici, può causare cali di pressione, mal di testa, difficoltà di concentrazione e, nei casi più gravi, persino svenimenti. Pretendere che studenti e personale ATA e docente affrontino ore di lezione in condizioni estreme significa sottovalutare un problema serio, che va affrontato con interventi concreti e immediati.

La critica

La scuola italiana sembra vivere ancora in una dimensione di emergenza permanente: edifici vetusti, aule sovraffollate, risorse economiche ridotte. Eppure, ogni anno, il caldo di settembre torna a essere una certezza tanto quanto la campanella del primo giorno. Nonostante ciò, i piani di intervento strutturali continuano a mancare.

Si parla molto di innovazione digitale e di competenze del futuro, ma non si investe abbastanza sull’essenziale: garantire ambienti sicuri e vivibili. Una scuola che non assicura condizioni minime di benessere rischia di perdere di vista la sua missione principale: mettere gli studenti nelle condizioni migliori per imparare.

In definitiva, il caldo e l’avvio dell’anno scolastico rappresentano un banco di prova per famiglie, insegnanti e dirigenti. La sfida non è solo affrontare le alte temperature, ma garantire che il diritto allo studio non venga compromesso. La scuola italiana deve urgentemente dotarsi di strumenti e strategie per affrontare queste emergenze climatiche, senza rimandare ancora una volta a un futuro indefinito.

 

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