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A pochi giorni dall’inizio delle lezioni restano scoperti tanti, troppi posti su sostegno infanzia e primaria

Le assunzioni limitate e il ricorso massiccio ai supplenti evidenziano la necessità di interventi strutturali, mentre la mini-call appare più come un palliativo che come una vera soluzione.

Posti vacanti e organico di diritto

Su circa 18mila posti di sostegno disponibili, oltre 5mila restano scoperti.

La scuola primaria è la più colpita: su 7.400 posti di organico di diritto, circa 4.069 non sono stati ancora assegnati stabilmente.

Posti vacanti e posti in deroga

Alla carenza dell’organico di diritto si aggiungono circa 14mila posti in deroga, autorizzati per garantire un rapporto accettabile tra docente e alunno. Anche questi numeri confermano che le esigenze delle scuole non possono essere soddisfatte con gli strumenti tradizionali e che la gestione attuale si limita a tamponare l’emergenza senza affrontare le cause strutturali.

Assunzioni insufficienti e supplenze di massa

Delle 11.761 immissioni in ruolo autorizzate, solo 3.600 si sono concretizzate nei primi cinque turni, con una previsione finale di circa 5.400 assunzioni.

Risultato: per coprire le assenze servono circa 20mila supplenze, tra organico di diritto e posti in deroga, confermando come la scuola lombarda si basi ormai su una gestione precaria e intermittente.

La mini-call: palliativo più che soluzione

La mini-call, consente a docenti di altre regioni di candidarsi per incarichi in Lombardia, se pur utile, resta un intervento limitato, una vera “lotteria” che difficilmente riuscirà a colmare i vuoti reali e sistemici del sostegno.

Non è più il momento di misure temporanee: serve una strategia strutturale, che preveda assunzioni stabili e piani di reclutamento seri e programmati.

Il paradosso degli ADSS

Ed è qui che emerge il vero nodo politico: in Italia ci sono 23.500 docenti di sostegno specializzati su superiori e oggi disoccupati, che con una semplice modifica normativa — una sola riga nei decreti — potrebbero essere stabilmente assunti, tamponando la carenza e ridando dignità al loro percorso professionale. Un provvedimento di buon senso che risolverebbe due problemi in un colpo solo: dare lavoro a chi ha già le competenze e garantire continuità educativa agli studenti.

E se qualcuno solleva il problema della formazione, la risposta è già sotto gli occhi di tutti: come si è fatto “in itinere” per i docenti che si stanno abilitando oggi all’insegnamento, anche per i precari del sostegno si potrebbe aprire la strada a una abilitazione lampo con le università, senza che questo rappresenti un ostacolo insormontabile. Il vero ostacolo, semmai, è la volontà politica.


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