Il ragazzo, quattordicenne, operato d’urgenza dopo il grave incidente. Necessario ora un sostegno psicologico alla comunità scolastica e un serio ripensamento sulla sicurezza degli istituti
È salvo, ma gravemente ferito, lo studente di prima superiore del liceo “Morandi” di Finale Emilia caduto martedì 13 maggio da una finestra del secondo piano dell’istituto. Il giovane, immediatamente soccorso dall’elisoccorso e trasportato in ospedale, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico alle vertebre e alle caviglie. Le sue condizioni sono stabili, anche se la riabilitazione si preannuncia lunga e complessa.
Le prime ricostruzioni non hanno ancora chiarito se si sia trattato di un gesto volontario, di un incidente del tutto fortuito o altro, di sicuro è un evento che ha scosso profondamente l’intera comunità scolastica. La notizia, ovviamente, ha gettato nello sconforto compagni, insegnanti e personale scolastico, che ora si trovano a dover affrontare le conseguenze emotive di un episodio tanto grave quanto delicato.
Lo shock vissuto da chi ha assistito o ha appreso dell’accaduto rischia infatti di lasciare strascichi emotivi difficili da gestire senza un aiuto professionale.
Il caso riaccende con forza la discussione sul benessere psicologico degli adolescenti, in particolare di quelli che si trovano ad affrontare il difficile passaggio dalle scuole medie al mondo delle superiori. Età complesse, spesso silenziose nei segnali, in cui fragilità e pressioni personali o scolastiche possono sommarsi in modo drammatico.
Sicurezza: un’urgenza da non ignorare
L’episodio del liceo di Finale Emilia pone interrogativi seri sulle misure di sicurezza adottate negli edifici scolastici di tutto lo Stivale. Tali situazioni spingono a ripensare e rivedere non solo l’accessibilità a zone a rischio come le finestre, ma anche le modalità con cui vengono sorvegliati gli spazi scolastici durante gli intervalli e i cambi d’ora.
Tuttavia, tutto questo non potrà essere realizzato senza affrontare un nodo strutturale che da anni affligge la scuola italiana: la carenza di personale ATA. I collaboratori scolastici, nello specifico, svolgono un ruolo cruciale nel garantire la sorveglianza e la sicurezza quotidiana degli studenti. Eppure, senza nuove assunzioni, con organici sempre più ridotti all’osso rispetto alle reali necessità, sarà sempre più difficile prevenire situazioni critiche o intervenire tempestivamente. Si tenga presente che a partire dal 2026 saranno effettuati nuovi e sostanziali tagli al personale ATA, cosa che sicuramente non contribuirà a migliorare la sicurezza nelle scuole.
Più assunzioni = maggiore sicurezza
Questo tragico episodio non deve essere archiviato come un caso isolato, ma come il segnale di una sofferenza giovanile diffusa e di un sistema scolastico che ha bisogno di rinforzarsi, non solo sul piano educativo ma anche su quello umano e organizzativo.
Rafforzare le misure di sicurezza e garantire una maggiore presenza di collaboratori scolastici è fondamentale per rendere le scuole luoghi davvero sicuri e accoglienti. Ma altrettanto imprescindibile è investire nella salute dei nostri ragazzi, affinché nessuno si senta più solo al punto da dover cercare vie estreme per chiedere aiuto.
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