Dal 2025 sarà possibile restare in servizio oltre i 67 anni, ma solo per pochi e con requisiti precisi. Tutte le novità spiegate in modo semplice.
Pensione nella Pubblica Amministrazione fino a 70 anni: cosa cambia dal 2025
A partire dal 1° gennaio 2025
, per i dipendenti della Pubblica Amministrazione si apre una nuova possibilità: restare in servizio fino al compimento del 70° anno di età, ma solo a determinatecondizioni e per una platea limitata.La novità è contenuta nella Legge di Bilancio 2025 (legge n. 207/2024, art. 1, comma 165) e viene disciplinata da una direttiva firmata dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo.
L’obiettivo? Valorizzare le professionalità più esperte e offrire continuità nei servizi pubblici strategici. Ma attenzione: non si tratta di un diritto automatico, bensì di una facoltà discrezionale delle amministrazioni.
Trattenimento in servizio: non è un diritto ma una possibilità
La permanenza al lavoro fino a 70 anni non è garantita per tutti, né automatica.
È l’amministrazione a valutare, caso per caso, se concedere o meno il prolungamento del servizio. Per farlo deve:
Verificare le esigenze organizzative, motivandole nel PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione);
Ottenere il consenso scritto del dipendente interessato;
Rispettare il limite massimo del 10% delle facoltà assunzionali annuali (ovvero, il numero massimo di persone che si possono trattenere non può superare il 10% delle assunzioni autorizzate ogni anno).
Praticamente, si tratta di una scelta motivata, che unisce il consenso del lavoratore alla valutazione dell’interesse pubblico.
I requisiti per restare al lavoro fino a 70 anni
Non tutti potranno chiedere o ottenere il trattenimento
. Solo una ristretta fascia di dipendenti pubblici potrà beneficiarne, a condizione che siano rispettati tutti i seguenti criteri:
1. Valutazioni di performance “ottime” o “eccellenti”, documentate e aggiornate;
2. Necessità operativa dell’amministrazione, chiaramente motivata nel PIAO;
3. Continuità di servizio: il dipendente non deve interrompere il rapporto lavorativo prima della proroga;
4. Durata minima auspicabile: si preferiranno prolungamenti di almeno 12 mesi, per garantire una reale continuità funzionale.
Chi è escluso dalla possibilità di restare in servizio fino a 70 anni
Alcune categorie sono escluse in modo esplicito dalla normativa, e non potranno usufruire della proroga, anche se volessero. Nello specifico, sono esclusi:
Magistrati (per i quali esistono regole di pensionamento autonome);
Personale delle Forze Armate e di Polizia;
Vigili del Fuoco;
Chi ha già beneficiato di precedenti deroghe (come chi è stato trattenuto per esigenze legate al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
In questi casi, non è prevista alcuna eccezione.
Pensionamento ordinario: cambia la soglia d’uscita automatica
Fino al 2024, era prassi comune per le amministrazioni pubbliche collocare d’ufficio a riposo i dipendenti al compimento dei 65 anni, salvo rari casi di proroga.
Dal 2025, con le nuove regole:
Il nuovo limite ordinario per il pensionamento d’ufficio sarà 67 anni;
Superati i 67 anni, il trattenimento sarà possibile solo se si rispettano tutti i criteri indicati;
Il trattenimento potrà durare fino al massimo di 70 anni, e sarà sempre facoltativo, cioè deciso dalla singola amministrazione.
Si tratta di un cambio di paradigma importante, che amplia l’orizzonte professionale per chi ha ancora molto da offrire alla pubblica amministrazione.
E i dirigenti pubblici?
Anche per i dirigenti la nuova disciplina si applica con alcune specifiche deroghe:
Potranno essere trattenuti in servizio anche con incarichi di durata inferiore ai canonici 3 anni, purché entro il limite dei 70 anni;
Sarà comunque necessaria una valutazione positiva dell’amministrazione, con tutti i criteri previsti.
La possibilità di restare in servizio fino a 70 anni segna un cambio culturale nel mondo del pubblico impiego. Non più un’età limite rigida, ma una valutazione personalizzata delle competenze, delle performance e delle esigenze organizzative. Una misura che valorizza l’esperienza e offre alle amministrazioni uno strumento in più per migliorare la qualità del servizio pubblico. Ma, al tempo stesso, richiede scelte selettive, trasparenti e motivate, per garantire equità e funzionalità
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