Un post violento e inaccettabile, pubblicato da un docente contro la figlia della premier Meloni, accende il dibattito sull’etica professionale degli insegnanti. Ma la condanna, sacrosanta, non può diventare l’alibi per un sistema che ricorda la scuola solo quando serve indignarsi.
Valditara riscopre oggi “decoro e dignità”, ma dimentica che sono proprio questi i diritti troppo spesso negati a docenti e ATA.
Il caso del professore campano che ha pubblicato su Facebook un commento violento indirizzato alla figlia della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha scosso l’opinione pubblica e attirato una giusta ondata di indignazione. Il post, immediatamente rimosso ma già diffuso online, ha suscitato reazioni durissime da parte delle istituzioni e, in particolare, del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Una reazione dovuta, che condanniamo con fermezza. Ma è altrettanto doveroso chiedersi: dove sono tutte queste attenzioni verso la scuola e i suoi protagonisti quando non si tratta di scandali e polemiche?
UNA CONDANNA NETTA, SENZA APPIGLI
Non può esserci alcuna giustificazione per il gesto di un docente che, da educatore, dovrebbe rappresentare un modello di equilibrio, rispetto e responsabilità. Il contenuto del post – un riferimento macabro e odioso al femminicidio di una ragazza, usato per augurare la stessa sorte a una bambina di otto anni – è moralmente e professionalmente inaccettabile.
Chi insegna ha l’obbligo di custodire la dignità del proprio ruolo in ogni contesto, compresi i social. Le parole hanno un peso, e quando provengono da un rappresentante della scuola pubblica, lo hanno ancora di più. Tuttavia, proprio per rispetto della Scuola e di chi la onora ogni giorno, è bene fermarsi a riflettere più a fondo.
L’INDIGNAZIONE FACILE NON BASTA
A colpire non è solo la gravità del gesto, ma anche la rapidità con cui la politica – solitamente lenta nel rispondere alle reali esigenze della scuola – si è precipitata a “prendere posizione”. È giusto indignarsi, ma sarebbe altrettanto giusto prendersi cura del mondo scolastico anche quando non fa notizia.
Oggi tutti sembrano improvvisamente consapevoli dell’“importanza straordinaria” del lavoro dei docenti. Eppure, è la stessa importanza che viene ignorata quando si tratta di rinnovare un contratto collettivo nazionale all’altezza, o di riconoscere economicamente e socialmente il valore delle professionalità educative.
Ministro Valditara, oggi ci ricorda che i docenti devono incarnare decoro, responsabilità e consapevolezza. Ma sono proprio questi i valori che il mondo della scuola chiede da anni alla politica, spesso senza risposta.
IL VALORE DELLA SCUOLA NON SI RISCOPRE A COMANDO
Il Ministro parla oggi della funzione educativa dei docenti come pilastro della società. Bene. Ma allora perché, nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito a una sistematica svalutazione del ruolo della scuola, con riforme calate dall’alto, fondi promessi e non arrivati, precariato cronico, tagli agli organici e silenzio sulle richieste più elementari di chi ogni giorno tiene in piedi le aule del Paese?
Dove erano queste dichiarazioni di stima e di alta funzione sociale quando si è deciso di non riconoscere economicamente l’impegno del personale ATA e dei docenti? Dove era questa attenzione istituzionale quando, in piena emergenza educativa post-Covid, si chiedeva a gran voce un investimento serio sulla scuola pubblica?
LA RESPONSABILITÀ NON È SOLO DEI DOCENTI
“Responsabilità”, “decoro”, “consapevolezza”: termini forti, evocativi, che oggi la politica rivolge ai docenti. Ma forse sarebbe il caso che li rivolgesse prima a sé stessa. Perché non basta invocare l’etica dei singoli, quando il sistema nel suo complesso è lasciato allo sbando.
La scuola italiana è fatta di migliaia di insegnanti, collaboratori scolastici, amministrativi e dirigenti che ogni giorno operano in condizioni difficili, senza risorse, senza strumenti, spesso senza nemmeno il rispetto che meritano. Il caso di Cicciano è un’eccezione dolorosa, ma non può diventare l’alibi per dipingere un’intera categoria con i colori dell’odio e dell’irresponsabilità.
UN APPELLO ALLA POLITICA: ORA TOCCA A VOI
Serve una politica educativa all’altezza delle sfide del presente, non solo reattiva alle emergenze mediatiche. Se davvero si vuole restituire dignità alla scuola, si cominci da atti concreti: investimenti strutturali, riconoscimento professionale, stabilizzazione del personale precario, ascolto delle rappresentanze sindacali, riscrittura partecipata del contratto collettivo.
Valditara ha ragione a parlare di decoro. Ma il decoro va garantito ogni giorno: negli stipendi, nelle condizioni di lavoro, nella valorizzazione delle competenze, nell’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Se c’è un messaggio da trarre da questa vicenda, non è solo la giusta condanna verso un singolo, ma la necessità di un rinnovato patto civile con la scuola, fondato sul rispetto e sulla responsabilità reciproca.
E questa volta, la prima responsabilità è proprio della politica.
Chi sbaglia, paga. È giusto. Ma è altrettanto giusto che chi governa riscopra il valore della scuola non solo quando serve fare ordine, ma ogni giorno. La scuola non può essere un teatro di indignazione occasionale, ma deve tornare a essere un bene comune, da difendere, costruire e valorizzare con coerenza.
A partire dai fatti, non solo dalle parole.