Ottobre è il mese della consapevolezza sull’ADHD
Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) interessa un numero crescente di alunni e, di riflesso, coinvolge direttamente insegnanti, personale ATA, dirigenti e famiglie, un’occasione per riportare al centro dell’attenzione un tema spesso sottovalutato nel mondo della scuola
Comprendere la cornice normativa, i doveri delle istituzioni scolastiche e le responsabilità operative di ciascuna figura è oggi fondamentale per garantire inclusione, serenità lavorativa e tutela per tutti i soggetti coinvolti.
1. Il quadro normativo di riferimento
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta con difficoltà di attenzione, impulsività e iperattività. In ambito scolastico, il riferimento principale per la gestione di questi casi è rappresentato da una serie di norme che, nel tempo, hanno definito diritti, strumenti e percorsi personalizzati.
- Legge 8 ottobre 2010, n. 170: riconosce e tutela gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, introducendo il Piano Didattico Personalizzato (PDP) come strumento per garantire pari opportunità educative.
Pur non citando espressamente l’ADHD, la legge ha aperto la strada a una didattica inclusiva anche per disturbi non DSA ma riconducibili ai Bisogni Educativi Speciali (BES). - Legge 5 febbraio 1992, n. 104: legge-quadro per l’assistenza e i diritti delle persone con disabilità. L’ADHD può rientrare in questo ambito nei casi in cui il disturbo comporti una compromissione significativa del funzionamento adattivo e delle abilità di apprendimento.
- Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 sui Bisogni Educativi Speciali (BES): estende la possibilità di adottare strumenti compensativi e misure dispensative anche a studenti con ADHD, indipendentemente dal riconoscimento ai sensi della legge 104.
- Note ministeriali n. 4089 del 15 giugno 2010 e n. 1395 del 20 marzo 2012: ribadiscono il dovere delle istituzioni scolastiche di predisporre adeguate misure di supporto per gli alunni con ADHD e di redigere un PDP concordato con la famiglia e, quando possibile, con i professionisti che seguono il minore.
Queste disposizioni delineano un quadro chiaro: la scuola è tenuta a garantire a ogni alunno con ADHD un percorso didattico personalizzato, capace di valorizzarne le potenzialità e di ridurre le difficoltà attraverso strategie mirate.
2. Il Piano Didattico Personalizzato: un obbligo e non una facoltà
Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) rappresenta lo strumento principale per formalizzare le misure di supporto agli studenti con ADHD.
Deve essere redatto dal consiglio di classe, approvato dal dirigente scolastico e condiviso con la famiglia entro il primo trimestre dell’anno scolastico.
Il PDP definisce:
- le caratteristiche del disturbo e i punti di forza dell’alunno;
- le strategie didattiche e metodologiche più efficaci;
- gli strumenti compensativi (mappe, sintesi vocale, tempi aggiuntivi, schemi organizzativi, supporti digitali);
- le misure dispensative (riduzione dei compiti scritti, modalità di verifica alternative, tempi dilatati nelle prove);
- i criteri di valutazione personalizzati.
Per docenti e personale educativo, questo documento è vincolante: rappresenta un impegno formale della scuola e la sua mancata applicazione può configurare responsabilità disciplinari e amministrative.
3. La gestione scolastica: ruoli e responsabilità operative
L’inclusione di studenti con ADHD non è solo un compito dell’insegnante, ma un processo che coinvolge l’intera comunità scolastica.
Il ruolo dei docenti
Gli insegnanti sono tenuti a:
- predisporre strategie didattiche individualizzate, calibrando obiettivi e tempi di apprendimento;
- applicare le misure previste dal PDP e monitorarne l’efficacia;
- mantenere un costante dialogo con la famiglia e gli specialisti;
- favorire un clima di classe inclusivo, evitando atteggiamenti stigmatizzanti o comparazioni dannose.
È importante ricordare che l’ADHD non è un problema di disciplina, ma una diversa modalità di funzionamento cognitivo.
Interventi punitivi o approcci rigidi possono peggiorare il comportamento e compromettere la relazione educativa.
Il ruolo del dirigente scolastico
Il dirigente ha la responsabilità di:
- assicurare la corretta applicazione della normativa e la predisposizione tempestiva dei PDP;
- promuovere la formazione del personale docente e ATA sui disturbi del neurosviluppo;
- garantire le condizioni organizzative per l’attuazione delle misure compensative e dispensative;
- vigilare sull’equa distribuzione dei carichi di lavoro, evitando che l’inclusione ricada unicamente sui singoli docenti.
Il ruolo del personale ATA
Anche il personale ATA contribuisce concretamente all’inclusione.
I collaboratori scolastici possono supportare gli studenti nell’organizzazione del materiale e nella gestione degli spazi; gli assistenti amministrativi devono garantire la corretta archiviazione della documentazione e la riservatezza dei dati; gli assistenti tecnici devono assicurare il funzionamento degli strumenti digitali utilizzati per la didattica inclusiva.
Si tratta di un lavoro di squadra, dove ogni figura è essenziale.
4. Formazione, prevenzione e ambiente educativo
L’ADHD può essere gestito efficacemente solo se il personale scolastico dispone di conoscenze aggiornate.
La normativa in materia di formazione obbligatoria (art. 1, comma 124, legge 107/2015) include anche la formazione sull’inclusione scolastica, e pertanto la conoscenza dei disturbi del neurosviluppo è parte integrante della professionalità docente.
Occorre:
- potenziare la formazione pratica su strategie didattiche e strumenti digitali di supporto;
- favorire momenti di confronto tra insegnanti e personale ATA;
- creare ambienti scolastici strutturati, ordinati e con pochi elementi distraenti;
- utilizzare metodologie attive, come l’apprendimento per progetti o il lavoro a piccoli gruppi.
La prevenzione parte dalla scuola dell’infanzia e dal primo ciclo: una diagnosi precoce e una gestione didattica tempestiva possono ridurre in modo significativo le difficoltà future e migliorare l’autostima dell’alunno.
5. Tutela dei diritti e implicazioni per il personale scolastico
Per il personale della scuola, la corretta gestione dell’ADHD ha una doppia valenza: tutela lo studente e tutela il lavoratore.
- Tutela dello studente, perché garantisce il diritto all’apprendimento, all’inclusione e alla valutazione equa.
- Tutela del lavoratore, perché l’esistenza di un PDP formalizzato delimita le responsabilità professionali e offre un quadro chiaro delle azioni da intraprendere.
I sindacati del comparto scuola hanno più volte evidenziato la necessità di:
- riconoscere tempi e carichi di lavoro legati alla personalizzazione dell’insegnamento;
- garantire risorse e strumenti adeguati per l’applicazione dei PDP;
- inserire la formazione specifica sull’ADHD nei piani di aggiornamento obbligatori;
- promuovere la figura del docente tutor dell’inclusione, con competenze mirate sui disturbi del neurosviluppo.
Un’attenzione particolare deve essere rivolta alla sicurezza e alla gestione comportamentale: episodi di impulsività o iperattività richiedono procedure condivise e preventive, non improvvisazioni. La scuola deve essere un ambiente sicuro per tutti, compreso il personale che vi opera.
6. Tabella di sintesi – Obblighi, strumenti e responsabilità
| Ambito | Contenuto principale | Responsabile |
|---|---|---|
| Riferimenti normativi | Legge 170/2010, Legge 104/1992, Direttiva BES 2012, Note MIUR 4089/2010 e 1395/2012 | Dirigente, Consiglio di classe |
| Redazione PDP | Entro il primo trimestre, con famiglia e specialisti | Docenti, DS |
| Misure didattiche | Strumenti compensativi, misure dispensative, valutazione personalizzata | Docenti |
| Organizzazione scolastica | Ambienti ordinati, gestione del tempo, riduzione distrazioni | Docenti, ATA |
| Formazione | Aggiornamento continuo su ADHD e BES | Dirigente, personale tutto |
| Tutela sindacale | Vigilanza su carichi di lavoro, risorse, sicurezza | RSU, OO.SS. |
7. Verso una scuola inclusiva e consapevole
L’ADHD non è sinonimo di cattiva condotta o di scarso impegno.
È un modo diverso di percepire, pensare e reagire al mondo.
Riconoscere e valorizzare questa diversità significa costruire una scuola più equa e più umana, dove l’inclusione non è solo un dovere giuridico ma una scelta educativa.
Per il personale scolastico, essere consapevoli del proprio ruolo in questo processo significa anche difendere la dignità del proprio lavoro.
Applicare le norme, pretendere risorse adeguate, chiedere formazione e chiarezza organizzativa non è un atto burocratico, ma un atto di tutela dei diritti professionali e del benessere collettivo.
Ottobre, mese della consapevolezza sull’ADHD, non deve limitarsi alla sensibilizzazione, ma diventare un’occasione per agire concretamente.
Ogni scuola può fare la differenza: predisponendo protocolli interni, creando reti di supporto e ricordando che dietro ogni “bambino difficile” o “adulto distratto” c’è una persona straordinaria che chiede soltanto di essere compresa e accolta.
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