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All’Istituto comprensivo Nord 2 di Brescia serve una richiesta formale e un pagamento per visionare le verifiche. La preside: “Solo rispetto delle norme”.


Fino a 5 euro per vedere i compiti dei figli: proteste a Brescia

Scoppia la polemica all’Istituto comprensivo Nord 2: la preside ribadisce che “gli elaborati sono atti amministrativi”

Una circolare dell’Istituto comprensivo Nord 2 di Brescia — che raccoglie le scuole primarie Sauro, Arici e Quasimodo e le secondarie Virgilio e Pirandello — ha acceso il dibattito tra genitori e dirigenza.

La comunicazione, datata 25 ottobre e firmata dalla dirigente scolastica Aurora Malandrino, chiarisce che per visionare le verifiche scritte dei figli occorre presentare una formale richiesta di accesso agli atti e pagare 25 centesimi a foglio per le copie cartacee o 5 euro per quelle digitali via PEC.

Gli elaborati come “atti amministrativi”

Secondo quanto riportato nella circolare, gli elaborati degli studenti rientrano a pieno titolo tra gli atti amministrativi della pubblica amministrazione. Per questo motivo devono essere conservati in originale presso la scuola, nel rispetto dei principi di integrità, autenticità e tracciabilità stabiliti dalla normativa sulla trasparenza amministrativa (Legge 241/1990 e D.P.R. 184/2006).

La preside ha chiarito che la decisione nasce da un confronto con alcuni genitori e serve a regolare in modo uniforme le richieste di accesso, prevedendo anche un’unica istanza valida per tutto l’anno scolastico. È prevista inoltre la possibilità di visionare gratuitamente gli elaborati durante i colloqui individuali o di ricevere una copia digitale concordandola direttamente con i docenti.

Le proteste dei genitori e il nodo della burocrazia

La comunicazione non è però piaciuta a molti genitori. Alcuni hanno lamentato una procedura troppo complessa e onerosa, soprattutto in un contesto scolastico dove la presenza di famiglie straniere è significativa.

La presidente del Consiglio d’Istituto, Elena Falsetti, ha parlato di “famiglie arrabbiate e confuse” e ha chiesto un incontro urgente per discutere il regolamento, ricordando che “la normativa invita le scuole a facilitare il dialogo con i genitori, non a ostacolarlo con troppi passaggi burocratici”.

La replica della dirigente: “Solo rispetto delle norme”

La preside Malandrino ha respinto le critiche, spiegando che su circa duemila alunni, le richieste di accesso formale sono state meno di cinque.

“Il mio compito – ha dichiarato – è garantire il rispetto delle norme. Ho già semplificato le procedure, consentendo un’unica domanda per l’intero anno e aumentando la frequenza dei colloqui con i docenti da mensili a settimanali”.

Malandrino ha aggiunto che nulla vieta ai genitori di ricevere le verifiche in formato digitale direttamente dal docente, “anche tramite strumenti informali come WhatsApp”, senza alcun costo. L’obiettivo, spiega, è conciliare diritto all’informazione e tutela della documentazione scolastica.

Verso una revisione del regolamento

Alla luce delle polemiche, la dirigente si è detta disponibile a costituire una commissione che valuti eventuali modifiche al regolamento interno, approvato dal Consiglio d’Istituto nel 2015 e tuttora in vigore.

Tuttavia, ha precisato che ogni intervento potrà avvenire solo con il nuovo Consiglio, poiché l’attuale è in scadenza.

La vicenda di Brescia riaccende un tema spesso sottovalutato: quello del diritto di accesso dei genitori agli atti scolastici e dei limiti imposti dalla normativa sulla trasparenza. Un equilibrio delicato tra burocrazia, fiducia e partecipazione educativa, che continua a far discutere le comunità scolastiche di tutta Italia.


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