La riforma approvata con il Decreto Scuola n. 127/2025 ridisegna la struttura dell’esame finale del secondo ciclo: quattro discipline al colloquio, nuove regole per le commissioni e obbligo di partecipare a tutte le prove
Con l’approvazione definitiva del Decreto Scuola n. 127/2025, l’Esame di Stato torna a chiamarsi “Esame di Maturità”. Un ritorno simbolico ma anche sostanziale: da giugno 2026 i circa 500mila studenti di quinta superiore affronteranno un esame più selettivo, con prove più mirate e commissioni ridotte. Il provvedimento, fortemente voluto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, modifica in modo incisivo il D.Lgs. 62/2017, mantenendo l’impianto generale ma introducendo una serie di novità che puntano a maggiore coerenza e serietà nella valutazione.
Le nuove regole per orale e commissioni
Il colloquio orale sarà centrato su quattro discipline caratterizzanti, individuate ogni anno dal Ministero entro il 31 gennaio, insieme alla materia della seconda prova scritta. Scompare l’avvio del colloquio tramite materiale predisposto dalla commissione: l’obiettivo è evitare eccessive differenze di conduzione e rendere l’esame più uniforme, concentrato e sereno. Gli studenti dovranno dimostrare padronanza dei contenuti e dei metodi di ciascuna disciplina, capacità di argomentazione critica, responsabilità e maturazione personale. Saranno valutati anche l’impegno scolastico, le esperienze di PCTO, le competenze digitali e di educazione civica, nonché il percorso descritto nel Curriculum dello studente.
Chi sceglierà di non presentarsi o farà “scena muta” all’orale sarà automaticamente bocciato: la partecipazione a tutte le prove – due scritti e colloquio – diventa condizione necessaria per la validità dell’esame.
Le commissioni saranno “mini”: cinque membri anziché sette, con due commissari interni, due esterni e un presidente esterno. L’obiettivo è ridurre la complessità e concentrare la valutazione su competenze effettive. I risparmi derivanti dal minor numero di commissari saranno destinati alla formazione dei docenti, alla copertura assicurativa integrativa e al Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Dal 2026 la partecipazione ai corsi di formazione costituirà titolo preferenziale per la nomina a commissario.
Crediti, bonus e voti
Resta invariato l’impianto dei punteggi: massimo 40 punti per il credito scolastico e 60 per le prove (20 ciascuna). Cambia però il bonus: potranno essere assegnati fino a 3 punti ai candidati che raggiungono almeno 90 punti complessivi, mentre prima era previsto solo per chi otteneva 97.
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