Scuola, famiglia e assistenti sociali: alleanza fragile ma necessaria per il bene dei minori

Quando funziona, è una rete che protegge e sostiene. Quando fallisce, è un vuoto che lascia soli i più deboli.

Un triangolo delicato ma imprescindibile

Nelle aule delle nostre scuole, dietro ogni comportamento difficile o ogni silenzio ostinato, spesso si nasconde un mondo complesso.
Un mondo che coinvolge scuola, famiglia e assistenti sociali, tre realtà diverse ma unite da una stessa responsabilità: quella di accompagnare il minore nella crescita e nella tutela dei suoi diritti fondamentali.

Eppure, tra diffidenze e ruoli poco chiari, la collaborazione tra queste figure non è mai scontata. Serve fiducia, competenza e una visione comune.

La scuola: osservatorio del disagio

Gli insegnanti, insieme al personale ATA, sono i primi a cogliere i segnali del disagio: assenze ripetute, calo del rendimento, cambi di umore, disattenzione.
Sono i primi testimoni delle fragilità familiari e sociali che attraversano la vita degli alunni.
Ma spesso si trovano soli, incerti sui limiti del proprio intervento e timorosi delle conseguenze di una segnalazione.

Molti docenti raccontano di aver vissuto quel momento come “un salto nel buio”: la paura di sbagliare, di violare la privacy, o di incrinare il rapporto con le famiglie.
Eppure, è proprio da quella scelta coraggiosa che può partire un percorso di tutela.

Il ruolo degli assistenti sociali: tutelare, non punire

Gli assistenti sociali operano in un contesto complesso, dove ogni caso è una storia unica.
Non sono “giudici delle famiglie”, ma professionisti che cercano di ricomporre legami, costruire percorsi di aiuto e garantire protezione.
E tuttavia, per molti genitori, la loro figura evoca ancora paura o diffidenza.
Qui nasce la necessità di un rapporto di affinità e complicità professionale con la scuola, fondato su chiarezza, ascolto e rispetto reciproco.

“Non possiamo salvare un bambino senza parlare con chi lo vede ogni giorno.”
— Operatrice sociale, Milano

Famiglie tra fiducia e resistenza

La famiglia resta il primo spazio educativo, ma oggi è anche quello più fragile.
Le difficoltà economiche, la solitudine genitoriale e le tensioni quotidiane rendono molte famiglie più chiuse, più sospettose, più pronte a difendersi che a chiedere aiuto.
Per questo è fondamentale che la scuola e i servizi sociali parlino un linguaggio non accusatorio, ma di sostegno.
Quando la famiglia viene coinvolta in modo rispettoso, si apre al dialogo e collabora; quando si sente giudicata, si chiude e reagisce.

Affinità e complicità: il lato positivo della collaborazione

C’è una parola che spesso fa paura ma che, in questo contesto, andrebbe rivalutata: complicità.
Complicità tra docenti e assistenti sociali significa condivisione, ascolto reciproco, fiducia costruita sul tempo.
Laddove questa intesa esiste, i risultati sono tangibili:

  • casi risolti senza traumi,
  • famiglie riavvicinate,
  • minori che ritrovano equilibrio e continuità educativa.

È quella “complicità buona” che trasforma la cooperazione formale in un vero patto di comunità.

Le criticità strutturali: tra burocrazia e carichi di lavoro

Il problema più grave è la discontinuità.
Gli assistenti sociali cambiano, i referenti scolastici ruotano, le procedure si moltiplicano.
La burocrazia rallenta, la comunicazione si interrompe, la fiducia si indebolisce.
Spesso i servizi sociali seguono troppi casi contemporaneamente, senza il tempo necessario per costruire un rapporto umano con la scuola e le famiglie.

Il risultato è un sistema che reagisce tardi, in modo frammentario, perdendo di vista la persona al centro.

Il ruolo del dirigente e del personale ATA

Il dirigente scolastico ha un ruolo cruciale: è il garante della sicurezza e del benessere dell’alunno, e il punto di snodo nella comunicazione con i servizi territoriali.
Ma non meno importante è la figura del personale ATA, che vive la quotidianità della scuola, osserva, ascolta, accoglie.
I collaboratori scolastici sono spesso i primi a notare i segnali del disagio sommerso: abitudini trascurate, silenzi, atteggiamenti difensivi.
Eppure, raramente vengono coinvolti nei protocolli di prevenzione.
Riconoscere il loro ruolo significherebbe dare valore alla comunità scolastica nel suo insieme, non solo al corpo docente.

Dati e contesto normativo

📊 BOX INFORMATIVO

  • In Italia, un assistente sociale segue in media 80-100 casi attivi, con punte oltre i 120 nei grandi centri urbani.
  • Solo il 28% delle scuole ha protocolli di collaborazione formali con i servizi sociali.
  • Il D.Lgs. 65/2017 e le successive linee guida MIUR–Ministero del Lavoro promuovono la “rete territoriale integrata” per la tutela dei minori, ma la sua applicazione resta disomogenea.

Costruire la rete: proposte e visione futura

Per trasformare questa collaborazione da buona intenzione a prassi efficace, servono scelte chiare:

  1. Sportelli socio-educativi territoriali nelle scuole, con presenza periodica di assistenti sociali.
  2. Formazione congiunta scuola-servizi su gestione del disagio e comunicazione con le famiglie.
  3. Protocolli chiari e nazionali di intervento, per garantire uniformità.
  4. Coinvolgimento attivo delle famiglie nei percorsi di prevenzione, non solo nei momenti di crisi.
  5. Potenziamento degli organici e riduzione dei carichi di lavoro dei servizi territoriali.

Solo così si potrà costruire una rete stabile di corresponsabilità educativa, che non lasci nessuno indietro.

Conclusione: il patto educativo che salva il futuro

“Ci vuole un villaggio per crescere un bambino”, recita un antico proverbio africano.
E quel villaggio, oggi, si chiama scuola, servizi sociali, famiglia.

La scuola non deve essere lasciata sola. Gli assistenti sociali non possono lavorare nell’ombra. Le famiglie non devono sentirsi nemiche.
Solo costruendo fiducia, chiarezza e collaborazione, potremo garantire a ogni minore ciò che gli spetta di diritto: un futuro sereno, protetto e pieno di opportunità.

Perché il destino di un Paese si misura dalla capacità dei suoi adulti di lavorare insieme per proteggere chi non ha ancora voce.


👉 Autore: Fabio Scarallo 
👉 Fonte: InfoScuola24 – Approfondimenti sul mondo dell’educazione e della tutela sociale

 

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