La ministra del Land Schleswig-Holstein lancia un’ipotesi divisiva: tetto tra il 30% e il 40% per alunni con background migratorio. Insorgono studenti, docenti e giuristi: “È discriminazione”

Nel luglio 2025, Karin Prien, ministra dell’Istruzione del Land Schleswig-Holstein (CDU), ha lanciato una proposta destinata a far discutere: fissare un tetto tra il 30% e il 40% di studenti con background migratorio in ogni classe. L’obiettivo, secondo Prien, è alleggerire il carico didattico degli insegnanti e migliorare i risultati complessivi di apprendimento.

La dichiarazione, rilasciata a Welt TV, ha acceso un acceso dibattito in Germania. La ministra sostiene che le scuole, specie nelle aree a forte immigrazione, siano in difficoltà nel gestire bisogni linguistici e sociali sempre più diversificati. Tuttavia, le reazioni non si sono fatte attendere: la Bundesschülerkonferenz (conferenza permanente dei consigli studenteschi statali della Germania) ha definito la proposta “stigmatizzante e pericolosa”, mentre sindacati e pedagogisti avvertono il rischio di ghettizzazione e discriminazione istituzionalizzata.

Anche il mondo accademico lancia l’allarme: fissare quote rigide potrebbe danneggiare proprio gli studenti che più necessitano di inclusione e supporto, minando decenni di politiche scolastiche improntate all’integrazione. Gli esperti ricordano che la qualità dell’istruzione dipende da risorse, formazione degli insegnanti e strumenti didattici, non da limiti numerici.

Sul piano normativo, inoltre, la proposta rischia di entrare in conflitto con la Costituzione tedesca e con le convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia, che garantiscono l’accesso equo e non discriminatorio all’istruzione.

La Germania, dove un quarto degli studenti ha origini migratorie, si trova così di fronte a un bivio: rafforzare l’inclusione o alzare barriere. Il dibattito resta aperto, ma la strada verso una scuola davvero equa e coesa appare ancora lunga e complessa.

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