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Nella bozza della Legge di Bilancio 2026 prevista detassazione dei compensi accessori del 15% fino a un massimo di 800 euro annui.


Detassazione per i lavoratori pubblici: cosa prevede la manovra

La bozza della Legge di Bilancio 2026 introduce una misura fiscale che interessa da vicino anche il personale scolastico, docente e ATA. Si tratta della detassazione del trattamento economico accessorio, ossia quella parte della retribuzione che include indennità fisse, premi, compensi per funzioni aggiuntive, straordinari o progetti PON e PNRR.

L’obiettivo dichiarato del Governo è quello di alleggerire il carico fiscale dei lavoratori pubblici non dirigenti, favorendo un piccolo incremento del reddito netto disponibile.

Come funziona la misura

Secondo quanto riportato nel disegno di legge di bilancio 2026, per i compensi accessori corrisposti nel corso dell’anno sarà possibile applicare un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali locali con aliquota fissa al 15%, fino a un tetto massimo di 800 euro annui di importo agevolabile.

Il beneficio si applicherà automaticamente in busta paga, salvo rinuncia esplicita da parte del dipendente che preferisca mantenere il regime ordinario.

Il datore di lavoro, in questo caso l’amministrazione pubblica o la scuola, agirà da sostituto d’imposta, applicando la tassazione agevolata solo se il lavoratore rispetta i requisiti previsti.

Chi può beneficiarne

La detassazione è destinata al personale non dirigente delle pubbliche amministrazioni, compresi i lavoratori in regime di diritto pubblico, come insegnanti, assistenti amministrativi, collaboratori scolastici e tecnici.

Restano invece esclusi:

i dipendenti delle forze armate e delle forze di polizia, già destinatari di altri regimi agevolativi; chi nell’anno precedente ha superato la soglia di 50.000 euro di reddito da lavoro dipendente.

In altre parole, la misura punta ad aiutare le fasce di reddito medio-basse, che rappresentano la maggioranza del personale della scuola e degli enti locali.

Una misura temporanea

Il provvedimento ha carattere transitorio: riguarda esclusivamente i compensi corrisposti nel 2026. Non è quindi una riforma strutturale, ma un intervento sperimentale che, se ritenuto efficace, potrà essere confermato o ampliato nelle leggi finanziarie successive.

Il meccanismo richiama quello già applicato nel settore privato con la detassazione dei premi di produttività (art. 1, comma 182, L. 208/2015 e successive modifiche), adattato ora al comparto pubblico.

Impatto per scuola e personale ATA

Per docenti e ATA, la misura potrà incidere su compensi come:

  • incarichi specifici o funzioni strumentali;
  • straordinari e turnazioni;
  • progetti extracurriculari o attività finanziate con fondi PON e PNRR;
  • indennità fisse (es. DSGA, responsabili di laboratorio).

Sebbene l’importo massimo di 800 euro limiti il beneficio, l’applicazione dell’aliquota ridotta al 15% potrà comunque tradursi in un piccolo aumento netto in busta paga, stimato tra 80 e 100 euro annui a seconda della situazione fiscale individuale.

Prospettive e osservazioni

La detassazione del salario accessorio rappresenta un segnale di attenzione verso il pubblico impiego, ma il suo impatto economico resta contenuto. Le organizzazioni sindacali, tra cui UIL Scuola RUA, chiedono da tempo interventi strutturali sugli stipendi e non misure una tantum, ricordando che il divario retributivo con il settore privato e con gli standard europei resta ancora ampio.

Il tema sarà certamente al centro del confronto tra Governo e sindacati in vista del rinnovo contrattuale 2025-2027 e della definizione definitiva della manovra economica.


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