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La Legge di Bilancio 2026 blocca l’adeguamento dell’età pensionabile per alcune categorie di lavoratori considerati “gravosi”, tra cui estetisti, pittori, infermieri. Esclusi invece i vigili urbani e il personale scolastico, che vedranno slittare in avanti il traguardo della pensione.

Una “mezza riforma” per i lavori gravosi

Dal 2027 cambieranno nuovamente i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia. La Legge di Bilancio 2026 ha infatti introdotto un meccanismo graduale di aumento dell’età pensionabile: un mese in più nel 2027 e due mesi aggiuntivi nel 2028. Tuttavia, per chi svolge lavori considerati “gravosi e usuranti” l’adeguamento è stato bloccato.

La misura, voluta dal Governo per contenere l’impatto finanziario di un blocco totale (stimato in circa 3 miliardi di euro), rappresenta una mediazione politica tra le richieste del Carroccio e la linea più prudente del Ministero dell’Economia.

Chi sono i beneficiari dello stop

L’elenco dei lavori gravosi, definito e aggiornato dal Decreto del Ministero del Lavoro (ultimo aggiornamento nel 2022), comprende attività che comportano un elevato sforzo fisico o psicologico, turnazioni pesanti e rischio infortuni. Tra queste figurano:

infermieri e operatori sanitari che lavorano su turni notturni, maestri della scuola dell’infanzia e primaria, autisti di mezzi pesanti e conducenti del trasporto pubblico, lavoratori in galleria o ad alte temperature, operai metalmeccanici, saldatori e carpentieri, pittori ed estetisti, categorie recentemente riconosciute per il rischio di esposizione a sostanze nocive.

Questi lavoratori potranno continuare ad accedere alla pensione a 67 anni, senza ulteriori aumenti legati alla speranza di vita.

Chi resta fuori: vigili urbani e personale scolastico

Fuori dall’elenco rimangono invece i vigili urbani, nonostante le mansioni spesso logoranti e il lavoro su strada, e l’intero comparto scuola, cioè docenti e personale ATA.

Il Siulp, sindacato della polizia locale, ha già chiesto un intervento correttivo che riconosca anche ai vigili urbani il carattere gravoso della professione.

Allo stesso modo, i sindacati scuola insistono affinché venga riconosciuta la natura usurante del lavoro scolastico, sottolineando le difficoltà crescenti in termini di carichi, stress, burnout e responsabilità educative.

L’effetto domino sull’anticipo pensionistico

L’aumento graduale dell’età pensionabile avrà riflessi anche sulle altre forme di pensione. Dal 1° gennaio 2028 la pensione anticipata ordinaria richiederà 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne, in base all’adeguamento alla speranza di vita stabilito dall’art. 12 del D.L. 78/2010.

Nessuna novità, invece, per gli strumenti straordinari come Quota 103, la cui proroga dipenderà dalla prossima manovra finanziaria.

Le richieste del mondo della scuola

Le organizzazioni sindacali del comparto istruzione tornano a chiedere un cambio di rotta.

Secondo la UIL Scuola RUA e altre sigle confederali, la docenza e le mansioni ATA dovrebbero essere riconosciute tra le attività gravose, alla luce dello stress psicofisico, delle continue riforme organizzative e del peggioramento delle condizioni di lavoro negli istituti.

Molti lavoratori della scuola, oggi, raggiungono la pensione con oltre 42 anni di servizio effettivo, spesso ben oltre i 65 anni di età.

Uno scenario ancora in evoluzione

Il Governo si è impegnato ad aggiornare entro la fine del 2026 il catalogo delle professioni gravose, anche in base ai nuovi criteri europei di valutazione del rischio psicosociale.

Fino ad allora, per insegnanti e ATA non cambierà nulla: la pensione resta ancorata ai requisiti ordinari, mentre solo alcune categorie — talvolta insospettabili — potranno continuare ad andare in pensione senza aumenti d’età.


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