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La Corte d’Appello di Bari assolve l’insegnante Daniela Casulli, accusata di rapporti con un minore: il fatto non costituisce reato. Revocato il divieto di insegnamento, potrà tornare a scuola.
Assoluzione in Appello “il fatto non costituisce reato”
La Corte d’Appello di Bari ha assolto l’insegnante Daniela Casulli con la formula “il fatto non costituisce reato”, ponendo fine a un procedimento giudiziario iniziato nel 2021 e che aveva profondamente scosso l’opinione pubblica. La sentenza, pronunciata il 29 ottobre 2025, ribalta la condanna di primo grado che aveva inflitto alla maestra sette anni e tre mesi di reclusione per corruzione di minorenne e produzione di materiale pedopornografico.
Con la decisione d’appello vengono cancellate anche le pene accessorie, compreso il divieto di lavorare a contatto con minori: la docente potrà quindi tornare in cattedra, dopo anni di sospensione e di linciaggio mediatico.
Dalle indagini all’assoluzione: quattro anni di processo
L’inchiesta aveva avuto origine nel 2021, quando alcuni genitori di Bari avevano segnalato ai carabinieri dei video e dei messaggi trovati nei telefoni dei figli adolescenti. Casulli, allora 45enne, utilizzava uno “Zia Martina” pseudonimo sui social per chattare con alcuni ragazzi e, secondo l’accusa, avrebbe avuto rapporti con un quindicenne in un bed and breakfast della città.
La donna fu arrestata e poi condannata in primo grado, ma ha sempre sostenuto di non aver mai costretto o manipolato nessuno. In Appello la sua linea difensiva è stata accolta integralmente.
Le motivazioni della Corte
Secondo i giudici di secondo grado, la condotta dell’insegnante non rientra tra quelle punibili dal Codice penale. Il minore coinvolto, all’epoca dei fatti, aveva già compiuto 14 anni, e il rapporto è stato giudicato consensuale, come previsto dall’articolo 609-quater. Inoltre, la Corte ha escluso qualsiasi intento di sfruttamento o produzione di materiale pedopornografico, evidenziando che la docente non era a conoscenza della registrazione del video diffuso successivamente.
Il collegio, presieduto dalla giudice Rosa Calia Di Pinto, ha anche segnalato “criticità nella ricostruzione probatoria e nell’impostazione dell’accusa” in primo grado, evidenziando l’assenza di dolo e di istigazione.
Reazioni e riflessioni nel mondo della scuola
Poche ore dopo la sentenza, Daniela Casulli ha pubblicato un messaggio sui social: “La Corte d’Appello ha ristabilito il valore della giustizia e della verità. Oggi posso finalmente respirare”.
Non sono mancate le reazioni della politica, Matteo Salvini ha subito rilanciato “la riforma della Giustizia” con un post, in virtù proprio della sentenza di assoluzione.

La decisione apre ora un nuovo fronte di riflessione nel mondo dell’istruzione. Al di là dell’assoluzione, resta il tema della reintegrazione lavorativa e del rapporto tra condotta privata, etica professionale e fiducia educativa. Sarà il Ministero dell’Istruzione, nei prossimi mesi, a valutare tempi e modalità del rientro in servizio, nel rispetto delle norme disciplinari e dei diritti sanciti dal contratto collettivo nazionale.
Il caso Casulli, chiuso sul piano penale, rimane dunque una vicenda emblematica: da un lato il dovere di tutelare i minori e la dignità della funzione docente, dall’altro la necessità di garantire a ogni cittadino — anche un insegnante — il diritto alla piena riabilitazione dopo l’assoluzione.
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