Il caso riapre il dibattito sulla formazione, lo stress e la selezione del personale nei servizi educativi per l’infanzia.

L’episodio

È accaduto in una scuola dell’infanzia paritaria del quartiere Pianura, nella periferia ovest di Napoli. Durante il pranzo, una collaboratrice scolastica – in servizio da appena quattro giorni – avrebbe legato una bambina di pochi anni a una sedia, utilizzando una sciarpa.
A raccontare l’accaduto è stata la stessa bambina alla madre, che il giorno successivo si è presentata all’asilo accompagnata dai carabinieri.

I militari della stazione di Pianura e del Nucleo Radiomobile di Napoli hanno ascoltato la direttrice della scuola, che ha confermato i fatti e comunicato di aver già adottato un provvedimento disciplinare immediato: la collaboratrice è stata licenziata in tronco.
La bambina, per fortuna, non ha riportato alcuna lesione fisica, ma l’episodio ha lasciato inevitabili interrogativi sull’idoneità psicologica e professionale di chi opera con i più piccoli.

La reazione della scuola e delle autorità

L’istituto ha agito con tempestività, prendendo le distanze dal comportamento dell’operatrice. La dirigente ha sottolineato che il gesto è stato isolato e contrario a qualsiasi protocollo educativo.
La madre, rassicurata dopo il confronto con la direzione scolastica, ha scelto di non presentare formale denuncia, ma l’episodio resta sotto osservazione da parte delle autorità competenti.

Anche se la vicenda non ha avuto conseguenze penali immediate, solleva questioni più ampie legate alla gestione del personale nei servizi educativi, all’assenza di strumenti di prevenzione e al controllo del benessere psicologico di chi lavora in contesti ad alta pressione emotiva.

Formazione e selezione del personale: un nodo irrisolto

Il caso di Pianura è l’ennesimo segnale di una criticità che il mondo della scuola e dei servizi educativi conosce bene: non tutti coloro che lavorano con i bambini ricevono una formazione adeguata alla gestione delle emozioni, dei conflitti e dello stress.

Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, oltre il 60% del personale ausiliario nelle scuole paritarie e nei servizi per l’infanzia entra in servizio con percorsi formativi brevi o privi di moduli specifici su pedagogia, psicologia infantile e sicurezza relazionale.
Una lacuna che può diventare pericolosa quando si lavora in ambienti dove la pazienza, l’empatia e la capacità di autocontrollo sono requisiti indispensabili.

La normativa di riferimento – in particolare il D.Lgs. 65/2017, che istituisce il sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai sei anni – prevede l’obbligo di personale qualificato, ma non impone requisiti psicologici o test attitudinali. Questo lascia ampi margini di discrezionalità ai gestori delle strutture private e paritarie, che spesso si trovano a colmare carenze di organico in tempi ristretti.

Stress lavorativo e tutela dei minori

Non si può ignorare che la scuola, anche nei suoi segmenti più delicati come l’infanzia, sia oggi un contesto professionale ad alta esposizione allo stress. Turni lunghi, carichi di lavoro crescenti e una crescente difficoltà nel gestire gruppi di bambini con bisogni educativi differenti possono mettere a dura prova anche operatori esperti.

Ma lo stress non può mai giustificare comportamenti di violenza o coercizione, soprattutto verso minori.
Il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Salute hanno più volte richiamato, in linee guida e circolari (tra cui la Nota MIUR n. 4232/2018 sulla prevenzione dei comportamenti a rischio negli ambienti scolastici), la necessità di promuovere percorsi di formazione sul benessere lavorativo e sulla gestione emotiva del personale.

Il tema, oggi più che mai, dovrebbe entrare stabilmente nelle politiche di prevenzione del rischio psico-sociale anche per il personale educativo non docente, spesso escluso dai programmi di aggiornamento e supporto psicologico.

Una riflessione che riguarda tutta la scuola

L’episodio di Pianura non è solo una notizia di cronaca: è un campanello d’allarme per tutto il sistema educativo.
La scuola dell’infanzia – pubblica o privata che sia – rappresenta il primo ambiente di socializzazione per i bambini e il primo luogo di fiducia per le famiglie. Ogni episodio di abuso, anche isolato, mina quella fiducia e danneggia la credibilità dell’intero settore.

È necessario che le istituzioni scolastiche e le autorità regionali avviino programmi di verifica e monitoraggio più rigorosi, che includano:

  • colloqui periodici di valutazione psicologica per il personale educativo e ausiliario;
  • formazione obbligatoria in materia di gestione dello stress, sicurezza relazionale e comunicazione empatica;
  • interventi tempestivi di supporto psicologico per chi mostra segnali di disagio o burnout.

la responsabilità educativa non ammette distrazioni

Legare una bambina a una sedia, per quanto senza conseguenze fisiche, resta un atto di violenza educativa.
È un gesto che denota una perdita di controllo, ma anche una mancanza di consapevolezza del ruolo educativo e relazionale che ogni adulto deve incarnare nella scuola.

L’Italia si è dotata di norme avanzate per la tutela dei minori e per la qualità dei servizi educativi, ma nessuna legge può sostituire la responsabilità, la formazione e l’equilibrio emotivo di chi lavora ogni giorno con i bambini.

Serve più selezione, più formazione e più sostegno psicologico per il personale scolastico e ausiliario. Solo così si potrà evitare che episodi come quello di Pianura si ripetano, restituendo alla scuola dell’infanzia la sua missione originaria: educare, accogliere e proteggere.

 

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