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Il TAR Lazio riconosce che un solo titolo estero può valere per più classi di concorso. Presutto (Percorso Scuola): “Conta la formazione, non la burocrazia”.

Con una recente sentenza, il TAR Lazio ha accolto il ricorso di un docente ribadendo un principio chiave per tutto il mondo della scuola: un unico titolo di abilitazione conseguito all’estero può essere riconosciuto per più classi di concorso, se il percorso formativo è sostanzialmente idoneo a coprire diversi ambiti disciplinari.

Una pronuncia che mette in discussione la prassi del Ministero dell’Istruzione e del Merito di rigettare automaticamente le istanze relative a più classi, assumendo che un solo titolo potesse valere per una sola abilitazione.

Il TAR ha invece chiarito che l’elemento determinante è il contenuto effettivo della formazione, e non la sua etichetta formale, richiamando i principi della Direttiva 2005/36/CE e della Direttiva 2013/55/UE sul mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali tra Stati membri.

Il quadro normativo europeo: competenze, non formalità

La sentenza richiama anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (C-166/20, 8 luglio 2021), che obbliga gli Stati membri a valutare concretamente le competenze e la formazione conseguita all’estero.

Quando emergono differenze parziali rispetto ai percorsi italiani, è previsto l’uso di misure compensative (come prove integrative o tirocini di adattamento), non il rigetto automatico della domanda.

Il Ministero, dunque, dovrà riesaminare i titoli alla luce di questo principio, verificando caso per caso la loro idoneità a coprire più classi di concorso. Un passaggio che potrebbe avere conseguenze importanti per centinaia di docenti formati all’estero.

Presutto: “Una vittoria per il merito e per il buon senso”

A commentare la decisione è Vincenzo Presutto, fondatore di Percorso Scuola ed esperto nel riconoscimento dei titoli di abilitazione esteri, in particolare dei TFA spagnoli.

“È una sentenza che ristabilisce equilibrio e buon senso,” spiega Presutto. “Chi ha seguito un percorso di formazione come il Máster en Formación del Profesorado in Spagna ha svolto un iter completo, riconosciuto a livello europeo e spesso trasversale a più discipline. È giusto che quel titolo possa essere riconosciuto anche in Italia per le classi di concorso corrispondenti.”

Presutto evidenzia come per troppo tempo il sistema italiano si sia trincerato dietro una burocrazia rigida, dimenticando la sostanza della formazione:

“Non si può ridurre tutto a un formalismo amministrativo. L’Europa chiede di valutare le competenze, non i timbri. Il TAR Lazio ha colto questo principio: se la preparazione copre più aree, il titolo deve poter abilitare a più insegnamenti.”

Formazione estera e riconoscimento: un tema ancora aperto

Secondo Presutto, la decisione apre una prospettiva nuova per i docenti italiani formati in altri Paesi europei, molti dei quali in attesa di una risposta da parte del Ministero:

“Ci sono centinaia di insegnanti che hanno seguito percorsi di qualità, in piena regola con le direttive europee, e che attendono da mesi o anni il riconoscimento. Questa sentenza restituisce speranza e riafferma un principio semplice: non conta dove ti formi, ma quanto vali e cosa sai fare.”

Presutto invita anche le istituzioni italiane a cogliere il momento per costruire un dialogo serio con l’Europa sul tema del riconoscimento dei titoli:

“L’obiettivo non è aprire scorciatoie, ma allineare le procedure italiane agli standard europei. Il sistema della formazione docente è ormai interconnesso: serve una visione moderna, capace di valorizzare le competenze e di superare logiche protezionistiche. Questa decisione non è solo una vittoria legale: è una vittoria culturale. Significa tornare a dare valore alla formazione, alla preparazione e alla competenza reale dei nostri insegnanti, qualunque sia il Paese in cui hanno scelto di formarsi.”

 
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