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Il Ministro rilancia l’idea di una scuola aperta tutto il giorno e più docenti, ma senza affrontare il vero nodo: organici ridotti, stipendi bassi e classi sovraffollate.
Valditara e la scuola “sempre aperta”: una visione che ignora la realtà quotidiana
Le parole del Ministro Valditara pronunciate al Forum Welfare Italia – “Non servono classi meno affollate ma più docenti e una scuola sempre più aperta durante il giorno” – sembrano voler tracciare la rotta di una scuola moderna, accogliente e inclusiva. Ma la realtà che vivono ogni giorno docenti, collaboratori e dirigenti scolastici racconta tutt’altro: una scuola svuotata dalla denatalità, logorata dai tagli e costretta a “fare le nozze con i fichi secchi”.
La scuola italiana si sta svuotando, ma le classi restano piene
Negli ultimi dieci anni la popolazione scolastica si è ridotta di oltre 400.000 studenti, eppure le classi restano sovraffollate. Le operazioni di dimensionamento, volute per “razionalizzare” il sistema, hanno accorpato istituti e ridotto organici. Così, mentre la denatalità svuota i corridoi, la burocrazia concentra gli alunni in aule da 28 o 30 studenti.
Il risultato? Meno plessi, meno presidi, meno personale ATA, ma più carichi di lavoro e più disagi. Altro che “scuola aperta tutto il giorno”: mancano le mani per pulirla, mantenerla e gestirla.
Organici in affanno e stipendi fermi: la realtà dietro le parole
Il Ministro parla di “più docenti” e di un potenziamento dell’organico. Ma dove sono le risorse?
Negli ultimi anni il personale scolastico ha visto solo rinnovi contrattuali minimi, stipendi inferiori del 20% rispetto alla media europea e un aumento costante delle responsabilità. Anche i collaboratori scolastici, indispensabili per garantire sicurezza e servizi di base, sono ormai troppo pochi: in molte scuole un solo collaboratore deve coprire interi piani o plessi.
Non si costruisce una scuola “aperta” se si chiude il portone alle 14 perché non ci sono addetti a sorvegliare o pulire.
E non si parla di “didattica personalizzata” se un insegnante deve seguire 30 alunni per classe e preparare progetti, verifiche, relazioni e oltre in solitudine.
Dispersione in calo, ma grazie ai territori
I dati Invalsi 2025 indicano un miglioramento nella dispersione scolastica, con l’8,3% di abbandoni espliciti e risultati più incoraggianti nel Mezzogiorno grazie al programma Agenda Sud. Ma il merito, più che delle riforme ministeriali, è dei progetti di rete tra scuole, enti locali e comunità educanti.
In Puglia e Campania, dove si è lavorato “dal basso” con risorse aggiuntive e strategie territoriali, i risultati sono stati fino a tre volte migliori. È la dimostrazione che quando si investe sul territorio e sul personale, la scuola funziona davvero.
Più che slogan, servono investimenti concreti
Il sogno di una scuola aperta tutto il giorno è condivisibile. Ma per realizzarlo servono fatti, non slogan:
più collaboratori scolastici, per garantire sicurezza e pulizia; più docenti, stabili e non precari, per una didattica di qualità; più risorse economiche, per retribuire adeguatamente chi la scuola la fa vivere ogni giorno.
L’Italia spende ancora troppo poco in istruzione rispetto alla media europea (circa il 4% del PIL contro il 5,2% dell’UE). Senza un cambio di rotta, le parole del Ministro resteranno un esercizio retorico.
Il tempo delle “nozze con i fichi secchi” è finito
La scuola italiana non ha bisogno di slogan, ma di riconoscimento, stabilità e rispetto.
Parlare di “più docenti” o di “scuole aperte” senza mettere sul tavolo un piano serio di assunzioni, finanziamenti e rinnovi contrattuali significa ignorare la realtà.
Perché chi vive la scuola ogni giorno lo sa: la passione non basta più. Servono investimenti, non illusioni.
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