NoiPA avvia il pagamento degli arretrati e degli aumenti legati al taglio del cuneo fiscale per circa due milioni di dipendenti pubblici.
Una novità attesa, ma dal sapore amaro
A partire dal cedolino di giugno 2025, il personale scolastico potrà finalmente vedere accreditati gli arretrati e gli aumenti legati alla rimodulazione del cuneo fiscale. È quanto conferma il Ministero dell’Economia attraverso il sistema NoiPA, che gestisce i pagamenti per oltre due milioni di dipendenti. Un’operazione annunciata da tempo e accolta con favore dalla UIL Scuola RUA Campania, ma che lascia sul tavolo questioni irrisolte e nuove preoccupazioni.
Gli arretrati in arrivo: cosa sapere
Dal punto di vista operativo, il pagamento riguarderà gli arretrati relativi al taglio del cuneo fiscale — misura introdotta con l’art. 1, commi 15-17 della Legge di Bilancio 2023 (Legge n. 197/2022) — che è stato prorogato anche per il 2024 e aggiornato nella recente manovra per l’anno in corso. Secondo quanto previsto dal Decreto-Legge n. 145/2023, la riduzione dei contributi a carico dei lavoratori comporta un aumento netto in busta paga, proporzionale al reddito.
Il pagamento sarà visibile sul portale NoiPA e riflesso nel cedolino di giugno, ma in molti casi non sarà sufficiente a colmare il divario tra aspettative e realtà.
Il nodo del nuovo calcolo: chi ci perde?
Uno degli elementi più controversi riguarda il cambio nella base di calcolo del cuneo fiscale, che non si basa più sull’imponibile previdenziale, bensì su quello fiscale. A una prima analisi, questa modifica garantisce maggiore coerenza nel tempo, ma ha avuto effetti penalizzanti per una fetta significativa del personale scolastico, in particolare per chi percepisce redditi medio-bassi.
Come ha sottolineato Roberta Vannini, Segretaria Regionale UIL Scuola RUA Campania, “gli aumenti risultano più contenuti rispetto al passato, generando un senso diffuso di insoddisfazione e percezione di iniquità”. Secondo prime stime sindacali, gli incrementi reali si attestano tra i 20 e i 40 euro netti al mese per la maggior parte del personale ATA e docente, una cifra ritenuta largamente insufficiente a fronte dell’aumento del costo della vita.

Comunicazione confusa e trasparenza mancante
Un altro problema rilevato è la scarsa trasparenza con cui sono state comunicate le novità. Molti lavoratori della scuola segnalano difficoltà nel comprendere quali voci siano incluse o escluse dal ricalcolo e come sia stato determinato l’importo effettivo degli arretrati. Alcune componenti accessorie della retribuzione sembrano infatti non essere state considerate nel computo, creando ulteriore incertezza.
“La poca chiarezza rischia di minare la fiducia nel sistema”, afferma la Vannini. “Non è accettabile che un lavoratore debba attendere il cedolino per capire se e quanto gli spetta. Serve un’informazione chiara, tempestiva e completa”.
Il rinnovo contrattuale come vera priorità
Il vero nodo di fondo, secondo la UIL Scuola RUA, resta però l’assenza di una politica salariale strutturale. L’intervento sul cuneo fiscale, sebbene utile nel breve termine, non può sostituire un rinnovo contrattuale dignitoso, che riconosca il valore del lavoro svolto da insegnanti, ATA e DSGA.
L’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL Istruzione e Ricerca) è stato sottoscritto nel luglio 2023, ma ha già mostrato i suoi limiti rispetto all’inflazione galoppante e all’erosione del potere d’acquisto. La trattativa per il rinnovo 2022 – 2024 tarda a decollare, e nel frattempo il personale scolastico continua a vivere in una condizione di incertezza.
UIL Scuola RUA: al fianco dei lavoratori
In questo contesto, la UIL Scuola RUA Campania ribadisce il proprio impegno a sostegno del personale scolastico. “La scuola ha bisogno di stabilità economica, non di bonus occasionali o misure-tampone”, afferma Vannini. Il sindacato offre consulenza per la verifica dei cedolini, supporto individuale nelle sedi territoriali e segue con attenzione ogni sviluppo normativo.
Attraverso la propria rete, la UIL Scuola RUA si fa portavoce delle istanze di un comparto troppo spesso ignorato o sottovalutato dalle istituzioni. La richiesta è chiara: rispetto, valorizzazione e un riconoscimento tangibile, che parta dalle retribuzioni ma arrivi a investire l’intero sistema scolastico.
Una scuola sotto pressione
Il pagamento degli arretrati rappresenta un passo avanti, ma insufficiente. Se da un lato è giusto riconoscere il merito di aver avviato il processo, dall’altro è doveroso denunciare le disuguaglianze latenti e le lacune sistemiche che questa operazione ha portato alla luce.
Il personale scolastico italiano, tra i meno pagati d’Europa in rapporto al PIL (dati OCSE), non può più accontentarsi di misure parziali. Serve un intervento coraggioso e duraturo, capace di restituire dignità a chi ogni giorno garantisce il funzionamento della scuola pubblica.
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