Al termine dell’incontro all’ARAN, la UIL denuncia la scarsa entità degli aumenti previsti dal rinnovo contrattuale 2022/24 e sollecita il Governo a un intervento politico per stanziare risorse aggiuntive, detassare gli incrementi e anticipare le somme già accantonate per il triennio successivo.


Un contratto che non basta a recuperare la perdita del potere d’acquisto

Il rinnovo del Contratto Istruzione e Ricerca 2022-2024 è ancora al centro del confronto tra sindacati e ARAN. Al termine dell’incontro di ieri, il Segretario generale della UIL Scuola RUA, Giuseppe D’Aprile, ha espresso forte preoccupazione per le cifre finora emerse dalle tabelle economiche presentate all’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni.

Secondo D’Aprile, gli aumenti proposti “risultano essere esigui dal punto di vista economico” e non consentono al personale della scuola di recuperare la perdita del potere d’acquisto subita negli ultimi anni, stimata intorno al 16%.

La richiesta della UIL: più risorse e detassazione

La UIL Scuola chiede con forza che il Governo intervenga direttamente per garantire risorse aggiuntive destinate al rinnovo contrattuale.

Tra le proposte avanzate dal sindacato figurano tre punti chiave:

  • Stanziare ulteriori fondi rispetto a quelli attualmente previsti nella legge di bilancio per il triennio 2022/24;
  • Detassare gli aumenti contrattuali, così da consentire un reale incremento del netto in busta paga;
  • Anticipare le somme già accantonate per il triennio 2025/27, in modo da accelerare la risposta economica ai lavoratori del comparto.

Una linea di coerenza e fermezza, ribadisce D’Aprile, che si inserisce nella battaglia più ampia della UIL per la valorizzazione del personale scolastico, troppo spesso penalizzato da stipendi tra i più bassi del pubblico impiego e da un ritardo cronico nei rinnovi contrattuali.

La questione politica delle risorse

Il nodo principale, come sottolinea il sindacato, non è solo tecnico ma politico. Senza un intervento del Governo per sbloccare le risorse annunciate, il negoziato rischia di rimanere un esercizio formale.

Le somme stanziate finora non coprirebbero né l’adeguamento all’inflazione né l’obiettivo, più volte richiamato anche nei documenti programmatici del Ministero, di rendere più attrattiva la professione docente e il lavoro ATA.

Per la UIL, il contratto deve tornare a essere “lo strumento principale di tutela e riconoscimento del valore del personale scolastico”, non un semplice atto amministrativo vincolato alle disponibilità residue del bilancio pubblico.

Verso la valorizzazione economica del personale

La questione salariale nella scuola resta dunque centrale. Con l’inflazione che negli ultimi anni ha eroso i redditi reali e con il costo della vita in crescita, il sindacato rilancia l’urgenza di un riequilibrio retributivo che restituisca dignità economica a docenti, ATA e ricercatori.

Un messaggio chiaro al Governo e al Parlamento: la scuola non può più attendere. Senza un investimento politico e strutturale sul capitale umano del sistema d’istruzione, qualsiasi riforma rischia di restare sulla carta.